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L'addio a Beppe Grillo vale una poltrona

Alessandro Gonzato

“Che Fico”, cantava Pippo Franco. “Fico”, termine ormai desueto. Ma il Fico, inteso come Roberto, è tornato. O meglio, ci spera. Per farlo però, se vuole rientrare a Palazzo, serve l’abolizione del limite dei due mandati, schierarsi in prima fila nella falange contiana.

E in ogni caso, se aspira a farsi candidare a governatore in Campania, la fedeltà al capo dev’essere totale. E che ce vo’? «Tornare alle origini del Movimento è impossibile, è passato tanto tempo», dichiara dal palco.

 

 

Tempi eroici, era il 2018 quando l’allora neo presidente della Camera si fece filmare mentre andava in parlamento in bus. Prima e ultima volta. Poi rendicontò 15mila euro di taxi. L’ex pasdaran di Grillo ormai è lontano galassie dal fondatore, si fa intervistare da tutti, si deve accreditare come il più giuseppiano tra i Giuseppi: «Non stiamo deviando dal percorso, restiamo fedeli alla nostra identità». Che siano cambiate tutte le regole è un dettaglio. «La strada è la svolta progressista», ripete. Una volta chiamò «Giacomini» il forzista Giacomoni. Che replicò: «Grazie presidente Fica...».

 

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