Come no!
Maurizio Landini, delirio di onnipotenza: "Contiamo più di Meloni e del governo"
Giancarlo Giorgetti risponde a Maurizio Landini. Lo fa da Rio de Janeiro, dove si trova per il G20 a guida brasiliana. E la reazione, come sempre puntuta ma non scomposta, prende di mira le dichiarazioni che il segretario della Cgil ha rilasciato al Corriere della Sera. Parole dure, che testimoniano, e confermano, la postura barricadera e pregiudizialmente ostile al governo Meloni assunta dal principale sindacato italiano.
Perché dalle colonne del Corriere, Landini i termini, non li pesa di certo. Dopo aver invocato di nuovo una «rivolta sociale» (pur precisando che «significa non voltarsi dall’altra parte rispetto alle diseguaglianze e mettersi insieme per cambiare le cose»), il leader maximo del sindacalismo rosso conferma lo sciopero generale per il 29 novembre con una motivazione piuttosto bislacca: va fatto perché «il governo, che ha la maggioranza in Parlamento ma non nel Paese, va avanti senza ascoltare chi rappresenta la maggioranza del Paese».
Dopodiché Landini, a domanda precisa, conferma: «Sì, il sindacato rappresenta tutti i lavoratori e i pensionati». «Quando facciamo accordi, li firmiamo anche per chi vota per questo governo» aggiunge, prima di sottolineare che «non metto in discussione il governo eletto, ma quando la metà degli elettori non va a votare, dico che il governo non ha la maggioranza nel Paese e non è autorizzato a mettere in discussione i diritti di lavoratori e pensionati. Ma questo governo, pregiudizialmente, non negozia».
Ma soprattutto, il segretario della Cgil dice, riferendosi a chi da destra lo accusa di sobillare i violenti nelle piazza, che «chi sta fomentando questa situazione è il governo e la sua logica autoritaria». E insomma, davanti a queste accuse, il ministro dell’Economia non poteva certo glissare. «Autoritario...» dice Giorgetti rispondendo alla domanda dei cronisti a Rio, «il fatto di non essere d’accordo non vuole dire che uno è autoritario, non è così. A me sembra che sia autorevole». Se Landini, aggiunge il ministro, «vuole dire che ha ragione e che gli diamo ragione, e quindi diventiamo bravi, no. Il governo fa la sua politica, poi casualmente, accidentalmente fa la politica esattamente a beneficio dei lavoratori dipendenti con reddito medio-basso. Forse questo gli dà fastidio, non lo so, è strano però».
Ma al querelle tra i due si inserisce in un contesto più ampio, perché ieri a Milano si è tenuto il primo forum delle relazioni industriali organizzato da Assolombarda, a cui era presente, insieme al segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri, altra sigla che parteciperà allo sciopero del 29 novembre, lo stesso Landini. Le cui dichiarazioni sono entrate inevitabilmente nel dibattito, con il governo, nella persona del ministro del Lavoro, Marina Calderone, e Confindustria, tramite il vice presidente Maurizio Marchesini, a invitare il leader Cgil ad «abbassare i toni». Mentre Calderone ritiene che «ci siano i margini» per evitare lo sciopero generale, «così come emerso anche al tavolo che abbiamo tenuto a Palazzo Chigi», Marchesini ci tiene a puntualizzare che non è una buona idea «alzare i toni e incitare alla rivolta sociale». E questo con il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirelli, che invita a parlare di «relazioni industriali e non di rivolta sociale».
Ma dalle parti del governo arriva anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso a dare manforte a Giorgetti, snocciolando i numeri sul confronto con i sindacati. In due anni, spiega Urso, il ministero ha avviato oltre 200 tavoli di confronto con i sindacati. I tavoli di crisi, inoltre, si sono molto ridotti e molte vertenze hanno trovato «soluzione dopo decenni». Numeri che spingono il ministro a sottolineare come «non bisogna avere pregiudizi politici quando si esaminano le questioni sindacali altrimenti lo si fa in qualche misura solo a fini politici».
Infine, per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, anche lui presente all’evento di Assolombarda, in questa fase di cambiamenti è «particolarmente utile avere un momento di confronto di riflessione sulla traiettoria delle nostre relazioni».