La vergogna di Torino
Torino, al No Meloni Day il gesto brigatista della P38: non si può più far finta di nulla
Ancora una volta, verrebbe da dire come sempre, è Torino il centro oscuro delle manifestazioni pro Palestina, recitate con messinscene violente e volgari, senza una risposta chiara e netta da parte dell’amministrazione comunale.
A Palazzo Civico da tempo immemorabile non c’è una presa di distanza culturale dagli estremismi facinorosi e violenti di quella che rimane comunque una minoranza, seppur rumorosa, prepotente, facinorosa. Torino, e la stampa locale ha le sue responsabilità, strani silenzi, una certa simpatia per i free Gaza magari non manifesta ma non certo negata, è stata scelta come sede ideale per violenze ripetute contro la cosa pubblica, là dove si può mettere a ferro e fuoco il centro cittadino senza particolari rischi e dove l’atteggiamento della politica non va oltre una paternalistica tolleranza: sono compagni, magari sbagliano nei toni, ma restano compagni. Cosa aspettarsi, in fondo, se il sindaco piddino Stefano Lo Russo, persona pur moderata e ragionevole, ha definito mesi fa il centro sociale Askatasuna come un «bene comune»? Per molto, ma molto meno, si è invocato lo scioglimento di centri sociali vicini a CasaPound, anche solo numericamente assai meno pericolosi e alla lunga non così delinquenziali.
In ogni caso, c’è modo e modo di essere di sinistra e se ne sta accorgendo persino la segretaria Elly Schlein anche lei contestata in piazza da militanti della sua stessa area. Forse si starà rendendo conto di aver commesso un grave errore culturale, se non addirittura aver perso un’occasione storica. Una politica più ragionevole nei confronti di Israele avrebbe isolato gli estremisti che invece si sentono protetti, persino giustificati, possono agire impunemente seminando il terrore nelle città. Forse nel suo privato sta bussando l’origine paterna da ebreo aschenazita, forse le radici cominciano ad affiorare. Non si tratta qui di scegliere se ricercare alleanze verso il centro o con i Cinque Stelle, genericamente simpatizzanti dei free Palestine, ma di raccontarla diversamente al suo elettorato, composto da tante persone di sinistra moderata che soprattutto a Torino sono tradizionalmente vicine alla comunità ebraica e che dalla sinistra oggi si sentono abbandonate.