l'intervista mirata

Dario Franceschini per vendere il suo romanzo riabilita i fascisti di Salò

Alberto Busacca

Vuoi vedere che i fascisti non erano poi tutti così cattivi? Vuoi vedere che non bisogna vergognasi di aver avuto un familiare schierato dalla parte del Duce? E vuoi vedere che alla fine lo ammettono pure a sinistra? Già, l’intervista rilasciata ieri da Dario Franceschini al Corriere della Sera smonta tanti luoghi comuni che piacciono ai progressisti. E viene da chiedersi come mai l’ex ministro abbia deciso di rilasciarla in questo momento... Il colloquio con Tommaso Labate inizia proprio con una breve storia della famiglia Franceschini. «Mio padre», racconta l’esponente dem, «era stato un giovane partigiano cattolico ferrarese, poi membro del Comitato di liberazione nazionale e poi nel 1953 deputato della Democrazia cristiana per una legislatura».

Sua madre, invece, «guida turistica e casalinga, era figlia di un fascista, un funzionario onesto della Repubblica di Salò, in gioventù amico di Italo Balbo». Inevitabile la domanda di Labate: suo padre partigiano e suo nonno fascista si odiavano? Risposta: «Al contrario, si volevano bene. Mio nonno, Giovanni Gardini, che era stato podestà di San Donà di Piave, non aveva fatto nulla di male, non si era macchiato delle nefandezze dei fascisti e aveva finito per aiutare parecchi partigiani. Diciamo che la ricomposizione nazionale dopo la fine del fascismo l’avevo vissuta già dentro casa mia. Finita la guerra, però, mio nonno era scappato in Abruzzo per evitare ritorsioni; mia mamma bambina, andando a scuola, leggeva sui muri la scritta “a morte Gardini”, riferita ovviamente al padre».

Piano, piano. Qui ci sono un sacco di spunti interessanti. E che avranno fatto accapponare la pelle a tanti antifascisti duri e puri del Partito democratico. Intanto scopriamo che nella Repubblica sociale c’erano anche dei “fascisti onesti”, che “non avevano fatto nulla di male”. Anzi, che addirittura avevano “aiutato parecchi partigiani”. E scopriamo anche che essere amici di Italo Balbo, tra le altre cose squadrista, quadrumviro della Marcia su Roma e pioniere dell’aeronautica, non è una cosa di cui doversi pentire. Lo potrebbe spiegare, l’ex ministro, anche ai compagni dell’Anpi, secondo cui Balbo (leggiamo dal sito dell’associazione) è stato semplicemente «un alto gerarca fascista che aveva iniziato la sua carriera “politica” con la violenza e che in una politica di sola violenza aveva creduto». Non solo. Franceschini racconta anche di un’Italia del Dopoguerra in cui era possibile, quasi naturale, una “ricomposizione nazionale” tra chi aveva combattuto su fronti contrapposti. Un’Italia in cui, incredibile ma vero, fascisti e partigiani possono perfino “volersi bene”. Ha ragione, l’ex leader democratico, è vero che la pacificazione spesso è iniziata proprio all’interno delle famiglie, dove non era raro che ci fossero persone che avevano militato da entrambe le parti, chi nella Resistenza e chi nella Repubblica di Mussolini. Solo che è strano sentirlo dire così da un big di una sinistra che invece sembra più interessata a riportarci al clima della guerra civile, insistendo sul rischio di un imminente ritorno del fascismo, piuttosto che a superare l’odio e le divisioni di allora...

 

 

Non è la prima volta, va detto, che Franceschini parla del nonno fascista. Ma perché rifarlo oggi e con queste parole? Chissà, forse è un modo per dire che l’antifascismo strumentale di buona parte del suo partito ha stufato anche lui. O forse, più banalmente, la ragione è un’altra: la necessità di promuovere il suo ultimo romanzo, Aqua e tera (edito da La Nave di Teseo). Il libro, guarda un po’, è ambientato nella Ferrara degli anni Venti e racconta la storia d’amore tra Tina e Lucia, figlie rispettivamente di un agrario fascista e di un capolega socialista. Insomma, il bacino dei lettori di destra, nonostante quello che dicono i compagni, è ampio e fa gola. L’impressione è che Franceschini abbia un po’ voluto “blandire” i più nostalgici. Citando i “fascisti buoni”, Balbo e pure le ritorsioni del periodo post 25 aprile (narrate da Pansa nel Sangue dei vinti). Occhio, però, il rischio è quello di fare arrabbiare dei potenziali lettori di sinistra. Perché negli ultimi anni, Franceschini lo sa bene, c’è chi è stato accusato di essere fascista per molto molto meno...