Caccia ai colpevoli
Provenzano, "una indagine parlamentare" dopo il ko in Liguria
Gli italiani votano sempre meno e si distaccano dalla politica e dai partiti? La soluzione per Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, è semplice: una bella indagine parlamentare per capire perché.
Sta tutto in una intervista a La Stampa il cortocircuito della sinistra, rimasta senza elettori e senza voti in Liguria, regione che Elly Schlein e Andrea Orlando erano convinti di portarsi a casa anche solo grazie al terremoto giudiziario che ha portato alle dimissioni del governatore uscente Giovanni Toti e le conseguenti elezioni anticipate.
"Non è più tempo di narcisismi e piccole divisioni tra noi, ma di un lavoro serio da fare tutti insieme", tuona Provenzano nell'intervista al quotidiano torinese. La preoccupazione al Nazareno è che dopo Genova, possano sfumare anche Umbria ed Emilia-Romagna, le prossime tornate regionali del 17 e 18 novembre. Anche perché dopo europee e politiche si conferma a ogni appuntamento un astensionismo intorno al 50%, spesso superiore.
"Dobbiamo tutti preoccuparci, perché con una democrazia dimezzata non vince nessuno, siamo oltre la soglia di guardia - prosegue -, rischiamo che metà della popolazione si disabitui all'esercizio della democrazia. La politica dovrebbe occuparsene con una grande indagine parlamentare, come fu per il Mezzogiorno, per la miseria".
Non proprio, sottolinea, una commissione parlamentare. "Ma un'indagine in cui tutte le forze politiche si impegnino a capire profilo e ragioni dell'astensionismo. Per noi è una questione essenziale". Poi ci sono le divisioni e i veti nel centrosinistra. "La personalizzazione e le divisioni al centro sono una delle ragioni per cui in quell'area è mancata un'offerta politica convincente. E non credo che il tema del centro si risolva con il nome di Renzi. Auspico che in quel campo si affaccino nuovi protagonisti", spiega ancora Provenzano.
"Impedire che il centro sprofondi a destra è la sfida di questo tempo, in Europa, in America e anche da noi. Bisogna far sì che un pezzo di mondo liberale e moderato che non accetta la deriva orbaniana ma non vota Pd partecipi alla costruzione della proposta democratica e progressista - conclude -. Dalla difesa del ceto medio alla politica industriale, non mancano i temi di cui discutere". Sempre che ci sia qualcuno ancora disposto ad ascoltarli, dentro e fuori il Parlamento.