In studio da Floris

DiMartedì, "ce l'hai sempre con Renzi". Bersani e Conte, una clamorosa picconata alla Schlein

Roberto Tortora

Due grandi ospiti nell’ultima puntata di DiMartedì, il programma di approfondimento politico e sociale di La7 condotto da Giovanni Floris. In studio, infatti, ci sono Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e Pier Luigi Bersani, ex-segretario del Partito Democratico.

Il tema è, a due anni dall’insediamento del governo Meloni, qual è l’alternativa d’opposizione in grado di essere forte alle prossime elezioni. Floris fa un esempio lampante: “Voi siete d'accordo quando si critica la Meloni, ma non riuscite a proporre un'alternativa. Sull'immigrazione, ad esempio, la Meloni ha agito così: li porto in Albania, costa tantissimo e non serve a niente, si sa che è una messinscena. Gli italiani, però, ci si rivedono, almeno c'è la volontà di mandarli via. Voi riuscite a dare un'immagine così forte e così identitaria come la destra riesce a dare al suo elettorato?”.

 

 

 

Conte abbozza una prima risposta, poco convincente: “Il salario minimo era la mia prima firma e abbiamo fatto una proposta concreta per quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati che è stata rifiutata. Poi il conflitto d'interessi per potenziare regole che sono blande o iniziative che sono, ad esempio, la riduzione dell'orario di lavoro, per garantire una parità di produttività. Anche qui la destra ci ha tagliato le gambe”. Floris, però, insiste: “Su iniziative singole vi trovate, è la visione del mondo che non comunicate all'elettorato come unitaria”. Conte, allora, è più specifico e attacca ancora il Pd: “Il nostro primario obiettivo è creare un'alternativa alla Meloni e siamo determinati a farlo. Se qualcuno, però, pensa che il campo progressista possa identificarsi solo con il Pd, allora noi non siamo disponibili a rifluire sotto la sua ala, quindi abbiamo bisogno di un'agibilità politica che ci venga riconosciuta. Conviene a tutti, perché dobbiamo allargare l'area del consenso”.

 

 

 

Interviene, allora, Bersani che fa la sua analisi: “Ha ragione Conte quando dice ‘attenzione che qui non ci son cespugli, ma c'è pari dignità’, però penso che solo mettere in sequenza delle proposte comuni non basti. La gente deve capire su che carro le carichiamo, come diventano fatti. Ci vuole un gesto politico, ci vuole che le tre forze principali (AVS, PD, 5S) dicano di avere un patto politico per l'alternativa intorno a questi o quei valori. Ci mettiamo in movimento nel Paese, così come stiam facendo per l'autonomia differenziata, così per la sanità, per il salario minimo, per il fisco e costruiamo un programma. In quel percorso arriviam più larghi, perché prendiamo su non Italia Viva etc., ma abbiam bisogno di personalità e di forze che vengan riconosciute dal Paese come liberali seri”.

Conte gli fa la battuta: “Ce l’hai sempre con Renzi tu”. Floris allora provoca: “Ma se l’ala liberale si rivede in Renzi voi come vi ponete?”. Conte sorride: “Chi è che si rivede in Renzi? Se ci mettiamo in prospettiva di razionalità politica bisogna sempre considerare che, per i voti che arrivano, quanti ne scappano e mi sembra invece che quelli che scappano siano di gran lunga in numero maggiore”.