L'elogio da Londra

Giorgia Meloni, The Economist: "Machiavelli sarebbe orgoglioso di lei"

"Machiavelli sarebbe orgoglioso di Giorgia Meloni". Così titola The Economist, giornale britannico mai troppo tenero con il centrodestra italiano, fin dalla mitica sfida tra l'allora direttore Bill Emott e Silvio Berlusconi.

La premier viene descritta come "una funambola" (originale, "The tightrope walker")  nell'analisi intitolata, appunto, "Giorgia Meloni would make Machiavelli proud", in cui si legge: "Per il momento la realtà è che la Meloni gode di un indice di gradimento superiore al 40%, il doppio di quello del presidente Emmanuel Macron della Francia e del cancelliere Olaf Scholz della Germania. Non male per un primo ministro che si avvicina al punto di medio termine in cui la popolarità dei leader spesso crolla". Un punto di partenza per giudicare l'operato del presidente del Consiglio, con buona pace delle opposizioni che come spesso accade sembrano voler prescindere dal sostegno degli elettori all'operato di chi governa.

 

 

 

Il tema è lo scontro con la magistratura, ri-esploso con la sentenza sul Tribunale di Roma contro il trasferimento dei 12 migranti in Albania. "La Meloni ora rischia una lunga disputa con i tribunali come quella britannica sui piani del precedente governo conservatore di inviare migranti in Ruanda - si legge sull'Economist -. Resta da vedere se la vicenda eroderà il suo sostegno. Ma ridurre il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo è fondamentale per la missione della Meloni".

In questo quadro, sottolineano da Londra, ci sono altri aspetti: "L’economia italiana è cresciuta, anche se in misura modesta considerando la quantità di denaro investita: circa 208 miliardi di euro provengono dall’UE come parte del suo programma per invertire la crisi post-pandemica; ancora di più viene pompato dal tesoro nell’economia reale sotto forma di generosi sussidi per il miglioramento della casa introdotti da un governo precedente", la maggioranza tiene nonostante qualche scontro interno di troppo. In ogni caso, "la sua buona fortuna non dovrebbe sminuire il riconoscimento delle capacità della Meloni come funambolo politico e diplomatico", a partire da quanto accaduto dopo le elezioni europee di giugno: "Seccata per essere stata esclusa dai colloqui che hanno portato alla rinnovata nomina di Ursula Von der Leyen a presidente della Commissione europea, la Meloni si è astenuta dall’approvare la sua riconferma nel Consiglio europeo e i Fratelli hanno dato il pollice verso alla Von der Leyen nel Parlamento europeo. Ciò li ha allineati con gli elementi più euroscettici e combattivamente di destra dell’UE".

 

 

 

"I parlamentari italiani dell’opposizione sono rimasti sconvolti", quasi ironizza The Economist ricordando come tutti, in quei giorni, davano per certo che l'Italia a quel punto avesse possibilità vicine allo zero di far nominare "un portafoglio economico di peso elevato". "In realtà non accadde nulla del genere. Il candidato della Meloni, Raffaele Fitto, potrebbe diventare vicepresidente della Commissione. E, una volta che la sua nomina sarà approvata dal Parlamento europeo, tra le sue responsabilità rientrerà il fondo per la ripresa pandemica di cui l’Italia è di gran lunga il maggiore beneficiario". La premier, secondo il giornale britannico, è riuscita a ottenere quello che doveva ottenere senza rompere né con Salvini né con le destre europee, e "si è dotata di un’assicurazione sul ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca". Meloni non leader populista e "isolata", dunque, come vogliono far credere Pd e M5s, ma campionessa di realpolitik e pragmatismo

Sulla premier, The Economist avanza infine tre interrogativi: le sue "incursioni di guerra culturale (l'esempio fatto è l'utero in affitto reato universale, ndr) potrebbe trasformare l’Italia in un paese molto meno liberale, allineandola più all’Europa centrale che a quella occidentale"? E ancora: "Un’economia a crescita lenta potrebbe causare problemi al governo sui mercati finanziari"? Infine, "un rischio meno quantificabile riguarda lo stile micro-manageriale della Meloni. In ogni caso, conclude The Economist, i numeri giocano a favore della leader di Fratelli d'Italia come per nessun altro capo di governo in Europa.