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Ilaria Salis ad Askatasuna: "I valori tramandati dai compagni finiti in carcere prima di me"

Accolta come un'eroina dagli antagonisti di Askatasuna, il cuore pulsante del movimento No Tav, il centro sociale di Torino spesso al centro di fatti di cronache e di violenze. Si parla di Ilaria Salis, l'eurodeputata eletta con Avs, che ha fatto tappa nel covo antagonista. L'occasione era la presentazione di Questa notte non sarà breve, il fumetto di Zerocalcare che racconta proprio la storia della Salis e la sua detenzione in Ungheria.

Dunque, intervenendo al centro sociale, l'eurodeputata con il vizio delle occupazioni è partita proprio dal racconto del carcere a Budapest. "Ho fatto ricorso alla mia forza interiore, i valori politici innanzitutto, ma anche ricordi e saperi che mi avevano tramandato compagni finiti in carcere prima di me - ha premesso -. Ho avuto contatti con l’esterno dopo sette mesi, ma sapevo di non essere sola. Ho avuto anche problemi materiali: non avevo mutande di ricambio, assorbenti e sapone. Mi hanno sequestrato tutti i vestiti e le scarpe, me ne hanno dato alcuni malconci e un paio di stivali ridicoli con tacchi a spillo. Ma è stata un’esperienza in cui mi sono resa conto che le prigioni sono luoghi pieni di umanità, sofferente ma molto viva, nel bene e nel male".

 

Dunque si passa alla politica, all'attacco al governo sul decreto sicurezza: "Rappresenta un attacco alle lotte e alla libertà di dissenso. Ma non è la prima volta: in passato anche i governi di centro sinistra avevano attaccato le forme di lotta più radicali. Oggi la destra sta alzando ulteriormente il livello: si tratta di uno strumento di repressione generale che va a colpire anche le persone comuni. Quello che mi preoccupa è la risposta, che ha dei limiti: non basta fare un discorso contro la repressione, bisogna portare avanti delle lotte che affermino degli obiettivi concreti", ha affermato la Salis di fronte alla folla che la acclamava.

 

La presenza della Salis ad Askatasuna è stata stigmatizzata da FdI. Tra le voci, quella di Augusta Montaruli: "Non si tratta di un parlamentare europeo che visita un centro sociale qualunque, ma la casa della violenza e dell’odio politico senza pentimento. È un fatto gravissimo, forse auspicato da chi voleva una sanatoria di quel posto, di certo dannoso per chi crede nel confronto e non nella violenza ideologica, usata come arma di ricatto nei confronti dello Stato", ha concluso la Montaruli.