Davanti ai centri

Albania, la sinistra si era pure inventata la "staffetta" per vigilare sui migranti

Alessandro Gonzato

Pubblichiamo l'articolo uscito su Libero del 18 ottobre, prima della sentenza del Tribunale di Roma che ha dichiarato illegittimo il trasferimento di 12 migranti illegali dall'Italia all'Albania.

 

Da Mazzola-Rivera a Bonelli-Soumahoro, quest’ultimo interscambiabile con Fratoianni. Come cambiano i tempi... La sinistra annuncia la «staffetta». Elly si rimette i calzoncini da calcio? No. Deputati, senatori ed europarlamentari progressisti, italiani e stranieri, si alterneranno fuori dai centri-migranti aperti in Albania. L’obiettivo è sbraitare contro il governo Meloni. Il riccioluto Riccardo Magi, segretario di +Europa, è già lì, e fa niente che parte dell’Europa stia guardando con un certo interesse al progetto al di là dell’Adriatico.

È il meraviglioso mondo dei compagni. Da Lotta a Chiassata Continua. Il tragicomico caravanserraglio, dicevamo, è cominciato col Magi innanzi alla struttura per i rimpatri di Gjader dove sono stati trasferiti i primi richiedenti asilo. Il Magi, cravatta viola cangiante e selfie d’ordinanza, grida allo scandalo: «La presenza di due minori tra i migranti portati qui», tuona, «è una notizia sconcertante e indica l’insostenibilità delle procedure che alla prima prova con un numero ridottissimo di persone dimostrano di non poter reggere». Magi ignora un paio di dettagli, ma speriamo sia malafede: primo, i centri in Albania – con giurisdizione italiana – sono così disumani che non appena riscontrato l’errore gli irregolari sono stati portati in Sicilia con tutte le cure del caso; secondo, per due minorenni che hanno detto la verità ci sono migliaia di presunti profughi che ogni anno fingono di essere minori per rimanere in Italia, e a volte vengono scoperti.

 

 

 

SPERNACCHIAMENTO
Comunque, col Magi ci sono anche Paolo Ciani e Rachele Scarpa, e quest’ultima protesta: «Chi viene portato qui è sostanzialmente una cavia del governo». Il profilo “X” di Magi (l’ex Twitter), dove il deputato ha pubblicato la foto coi colleghi, è subissato di sbertucciamenti. Il commento più ricorrente, maligno, è «rimanete lì». C’è poi chi si chiede chi stia pagando la nuova sceneggiata. L’ultima del Magi – l’ultima in Albania – risale a inizio giugno quando il capo di +Europa aveva approfittato della visita alle strutture da parte della Meloni, la quale aveva appena incontrato l’omologo albanese (e socialista) Edi Rama. Magi aveva cercato di farsi sotto, il servizio di sicurezza aveva provato a dissuaderlo a parole e poi si era frapposto fisicamente, com’è normale. Magi aveva simulato come gli avessero sparato, e i quotidiani di centrosinistra avevano riportato che era stato «aggredito», «maltrattato», che «aveva la camicia sporca di sangue», un Vietnam insomma, racconto di per sé ardito ma pure smentito clamorosamente dai video.

 

 

 

ALLA CARICA
È l’insostenibile leggerezza del Magi, che è nuovamente in trance agonistica: «Questo luogo ha le sembianze di un lager. Chiederemo i tracciati dei percorsi delle navi. Secondo le testimonianze il rintraccio e il salvataggio sarebbero avvenuti in posizione molto ravvicinata a Lampedusa, non in acque internazionali. Ci sono versioni diverse», aggiunge Magi, «ma che meritano l’attenzione degli organi di informazione». Arrivano i rinforzi, Francesca Ghirra di Avs. L’eurodeputato dem Matteo Ricci rilancia: «Lo spot della premier sull’immigrazione è una vergognosa presa in giro». Va detto che Ricci non si riferisce ai 5 miliardi annui che la sinistra spendeva ai tempi d’oro delle cooperative.

A breve subentrerà un’altra dem, Cecilia Strada, e nel frattempo - quand’è sera - arriva la benedizione della Schlein: «Bene che in Albania ci siano i nostri deputati. Garantiremo una presenza costante di monitoraggio su quello che accade». Poi Elly ripropone l’ultima balla della narrazione Pd, cioè che l’anno scorso «c’è stato il record di sbarchi», che invero appartiene ai dem, anno 2016, con 181mila arrivi irregolari. L’annuncio della «staffetta» è stato fatto da Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria del Pd, e dal consigliere lombardo dem Pierfrancesco Majorino. Nelle stesse ore al Nazareno, sede del Pd, Shukri Sais, presidente dell’associazione “Migrare”, ha puntato il dito contro i dirigenti dem: «Non avete abolito la Bossi -Fini quando eravate al governo. Che senso ha presentare una proposta di legge ora che siete all’opposizione? La Bossi -Fini il Pd se l’è tenuta stretta». Però adesso c’è la «staffetta». Già immaginiamo il passaggio di testimone tra Salis e Carola Rackete. Luci a San Siro... pardon, in Albania.