A Milano

Milano, Sala sbotta col Pd: "Non parlo più del successore"

Enrico Paoli

D’ora in poi il sindaco di Milano, Beppe Sala, non dirà più «una singola parola» sul suo successore, volendo evitare le «polemiche». Perché se c’è una cosa che va sempre di traverso agli esponenti del Pd, tanto a Roma quanto a Milano, sono i consigli non richiesti, pur se dettati dalle migliori intenzioni. Figuriamoci, poi, le indicazioni fatte con nomi e cognomi (il caso Renzi, dialogante con la Schlein è da manuale). E Sala, nei giorni scorsi, aveva consegnato ai taccuini dei cronisti tutto ciò, facendo schizzare alle stelle il tasso di permalosità del centrosinistra, misurabile solo con la Scala Mercalli, quella dei terremoti. «Penso che il giornalista e scrittore, Mario Calabresi, sia una delle persone di livello che possono iniziare a riscuotere interesse come possibile candidato a sindaco del centrosinistra a Milano», aveva detto il primo cittadino. «Sono molto onorato della stima che ha per me il sindaco Sala, che ringrazio», la diplomatica replica del diretto interessato, «ma sono anche molto felice del lavoro che faccio, che mi sono costruito e che mi entusiasma». Finita lì? Magari, quello è stato solo l’inizio.

Dalle fila del Pd, è partito un fuoco di sbarramento contro l’idea- anzi, il consiglio non richiesto - del sindaco Sala, non iscritto al partito, al punto da registrare un vero e proprio crescendo rossiniano, suonato sulle note delle primarie e dei tempi. Il solito spartito insomma. Vatti a fidare degli amici, sempre ammesso che amici lo siano per davvero. Soprattutto quando provi a dar loro dei consigli (rubricati come non richiesti dai destinatari del messaggio, quindi fastidiosi) solo perché vuoi dare una mano a chi ne avrebbe bisogno. Come minimo finisci nel tritacarne delle polemiche, senza capire bene perché.

 

 

 

E così il primo cittadino del capoluogo lombardo, dopo l’euforia per l’inaugurazione della M4 con il leader della Lega, Matteo Salvini, al suo fianco (anche se ieri la nuova linea della metro è rimasta bloccata per un ora...), essendosi accorto di aver «sollevato polemiche o malumori», ha consegnato ai social la sua dichiarazione di resa. «Non mi permetterò più di dire una singola parola sulla mia successione», si legge nel post pubblicato su Facebook, aggiungendo che «a me interessa, in modo assoluto, che a succedermi sia una sindaca o un sindaco appartenente al centrosinistra». Sala si limita a evidenziare un’anomalia in tema di primarie: «Quando mi sono candidato la prima volta nel 2016, le primarie sono state fatte (per il secondo mandato, essendo sindaco in cerca di riconferma, ero candidato unico)». Alle ultime regionali, ricorda polemicamente Sala, «invece, no: non ci sono state primarie. E probabilmente è stato giusto fare così, sia in un caso sia nell’altro».

 

 

 

Quanto al candidato politico o 'civico' si è trattato di «semplici dichiarazioni», sottolinea Sala, «dettate da impressioni e stimolate da domande giornalistiche, che però ho inteso che abbiano sollevato polemiche o malumori». «Non era la mia intenzione», chiosa il primo cittadino. La sua no, ma quella del Pd, di fare polemica mettendolo in croce, assolutamente sì. Meglio, quindi, occuparsi della metro 4 e del blocco al sistema informatico che governa la linea blu. Le polemiche, anche lì, non mancheranno. Ma almeno hanno un senso...