Sinistra, memoria corta

Elly Schlein strilla, ma l'aumento del diesel lo chiedeva il Pd

Claudia Osmetti

Il mondo all’incontrario, direbbe il generale Vannacci. Un mondo, cioè, nel quale il governo di centrodestra vorrebbe aumentare le accise sui diesel (in effetti non è così) e l’opposizione sbraita, s’indigna e s’impunta (e questo sì, invece, è verissimo e pure un po’ ipocrita, visto che i primi a proporre di fare quello a cui l’esecutivo Meloni sta pensando sono stati proprio i dem del Pd). Il caos sulle accise, o meglio sul possibile aumento del prezzo alla pompa del gasolio, scoppia che è metà pomeriggio, ieri, e per la verità non lascia il palazzo: non fa in tempo a raggiungere la prima stazione di servizio.

La questione, lo si capisce subito, è interamente politica. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) parla di una «manovra di sacrificio»; nel Piano strutturale di bilancio, che è un documento destinato all’Unione Europea, Palazzo Chigi inserisce il taglio dei Sad (nome in codice per “sussidi ambientali dannosi”, cioè quegli incentivi diretti o indiretti che hanno un impatto ecologico); a sinistra, vai a capire perché, dell’intero discorso capiscono solo il termine “accise” e il putiferio è servito per ora di cena.

 

 


Parte il cancan e l’orchestrina è al completo. «Anche solo far circolare questa notizia può avere effetti negativi sulla catena dei costi dei prezzi», Debora Serracchiani, deputata Pd. «Gli italiani rischiano di pagare il prezzo di un aumento delle imposte sui carburanti», Marco Simiani e Ubaldo Pagano, capogruppo (ancora Pd) alla Commissione Ambiente e Bilancio della Camera. «Ci ricordiamo tutti Meloni davanti ai benzinai a promettere di cancellare le accise (il riferimento è alla campagna elettorale del 2019, ndr). Adesso, invece, vuole aumentare quelle sul diesel. Un’altra tassa sulle imprese, le famiglie e i lavoratori», Elly Schlein, segretaria del suddetto partito.

Partito che, a questo punto, dovrebbe mettersi l’anima in pace. Perché, mentre ancora se ne sta lì col ditino alzato, è una nota del Mef, il ministero di Giorgetti, che chiarisce il fraintendimento: nessuno vuole aumentare le accise sui carburanti. Concetto ribadito in serata su Rete4 anche dal vicepremier Salvini: «Nessun aumento di tasse o di accise».

Semmai, ha spiegato Giorgetti, «è allo studio un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise (quelle del gasolio e della benzina, ndr)», operazione che non viene estratta dal cilindro senza preavviso perché «sulla base degli impegni del Pnrr e le raccomandazione dell’Ue, il governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i Sad» e che, in ogni caso, «non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due». In soldoni: le imposte (accise e Iva) sulla benzina valgono il 60% del prezzo finale che paghiamo alla pompa, quelle sul gasolio solo il 56,2%; la differenza è calcolabile in 3,4 miliardi di euro all’anno in aiuti indiretti che lo Stato mette sul carburante più inquinante. Ciò che si vuole fare è semplicemente ridurre questa discrepanza: cosa che dovrebbe far piacere agli ecologisti dell’ultima ora e persino a tutti gli altri perché trovando un valore mediano si alzano sì i prezzi del diesel, ma si abbassano quelli della benzina.

 

 

 

Invece no, e nonostante il secondo motivo per cui le lagnanze della sinistra risultano essere un ritornello stantio: ché, a voler far quelli che si ricordano le dichiarazioni che furono, l’idea della sforbiciata sui Sad, in quel del Nazareno, nuova non è. Nelle proposte del Pd alla legge di Bilancio del 2024 si legge: «Proponiamo di finanziare gli interventi onerosi attraverso la riduzione dei Sad».

Nella proposta di emendamento alla stessa (dicembre 2023), tra l’altro a prima firma Schlein, c’è scritto: «Qualora le misure previste (...) non siano adottate (...) sono disposte misure di entrata da lotta all’evasione e di rimodulazione ed eliminazione (addirittura, ndr) dei Sad». (Tra parentesi: l’ultima volta che le accise sui carburanti sono aumentate, e sul serio anche se temporaneamente, è stato nel 2013 col governo di Enrico Letta, per un rialzo di un centesimo di euro al litro che formalmente è scattato l’anno dopo, l’esecutivo Renzi, per poi tornare al valore originario nel 2015). Delle due l’una, però: o il Pd ha la polemica facile, osi ricorda solo quello che gli fa gioco. Vuoi vedere che è la seconda?