90mila euro in ballo

Ilaria Salis si nasconde? Assunto un agente per il recupero crediti

Pietro Senaldi

Si vede dall’outfit (traduzione: come si porta in giro), si intuisce ancor meglio da quello che dice: Ilaria Salis non ha ancora realizzato di essere un’europarlamentare. Possiamo capire la sua incredulità, pari allo sconforto di 59 milioni di italiani, tutti a parte i 170mila che l’hanno votata. Però la signora si rassegni, almeno ora che è tornata dai suoi tre mesi di vacanza tra mare e monti. L’onorevole la smetta di invitare i cittadini a violare la legge, sostenendo che le occupazioni di case sono un’attività solidale e chi visi oppone è un fascista. È vero che ha dedicato una vita allo scrocco immobiliare e per difenderlo ha rimediato 29 denunce e 4 condanne in Italia, ed è pertanto pregiudicata a prescindere dalle sue avventure ungheresi. Però è ora di evolvere.

Un paio di consigli alla signorina cuore di papà per normalizzarsi: innanzitutto, si renda reperibile al fisco e ai creditori. L’Aler, l’istituto delle case popolari di Milano, la insegue da tempo per ottenere il pagamento di una quindicina d’anni di canone arretrato per la casa occupata illegalmente nel quartiere Navigli. Fanno 90mila euro, all’incirca sei mesi del suo nuovo stipendio, ma nessuno riesce a metterle il sale sulla coda.

 

I suoi sponsor di Alleanza Verdi Sinistra dicono che non è colpa sua, è che non le è arrivato nulla. Innegabile, ma omettono di ricordare che questo dipende dal fatto che la loro beniamina ha comunicato una residenza, in via Tre Castelli, estrema periferia sud di Milano, dove non risulta. L’ufficiale giudiziario va, ma non trova il nome “Salis” sul citofono e nessuno nel circondario l’ha mai vista o sa dire qualcosa.

L’europarlamentare vive in una sorta di latitanza dai creditori. Il debito le va notificato, perché altrimenti secondo la legge non si può esigere, in quanto la signora potrebbe sostenere di non esserne a conoscenza, malgrado tutta Italia ne sia al corrente. Lei è ovunque: a Bruxelles, sui social, a casa di papà, a ogni incontro anti-fascista e pro occupazioni clandestine; non la si trova soltanto dove ha dichiarato di risiedere. Perciò i messi dell’istituto di case popolari continuano a bussare a una porta fantasma. Kafkiano. Siamo in presenza di stratagemmi poco onorevoli, che ricordano più un ruba-galline che un parlamentare e per questo forse sarebbe il caso di un sussulto di autostima che la porti a mettere in chiaro i dati anagrafici e far sì che coincidano con la realtà.

L’Aler però non è convinta che l’europarlamentare sarà colta a breve da un sussulto di dignità, o di legalità. Non vuole tuttavia allo stesso tempo farne una martire, perseguitandola con le carte bollate. Nel mondo dei centri sociali e della sinistra infatti possono accadere cose opposte a quanto succede in contesti civili e uno che sfugge alla legge può passare per un eroe.

 

Come uscirne senza rimetterci? Pare che l’escamotage pensato dalle case popolari milanesi sia affidare la pratica a un’agenzia di recupero crediti, di quelle con una licenza speciale, autorizzate dalla questura a operare in qualsiasi modalità sia necessaria, secondo l’articolo 115 del Testo unico di legge per la Pubblica Sicurezza. Sarebbe già pronto un appalto per decidere chi farà il lavoro sporco, senza che enti pubblici possano essere accusati di alcunché da Salis o dai suoi compagni, politici e di occupazioni illegali. La pratica verrà inserita nella più ampia operazione che l’Aler ha in cantiere di recupero di tutti i crediti presso gli affittuari morosi o gli occupanti ma questo non ne permetterà comunque l’annegamento dentro migliaia di situazioni da gestire. Il caso dell’europarlamentare accusata di morosità avrà sempre una rilevanza media tica straordinaria.

Per questo, ci permettiamo di suggerire all’europarlamentare di evitare, a se stessa e all’Italia, una figuraccia. Si pensi che brutta immagine vedere gli agenti riscossori che bloccano Salis nei corridoi del Palazzo di Bruxelles, agitando la richiesta di pagamento. Se ne faccia una ragione: ora, grazie a Viktor Orbàn e ai suoi magistrati, è una donna ricca, non più una squattrinata senz’arte né parte. Perciò paghi, e si consoli pensando che i suoi 90mila euro verranno usati per migliorare l’edilizia popolare, mettere in sicurezza immobili adesso non assegnati perché non vivibili. 

Per una volta, potrebbe davvero essere utile alla causa dei bisognosi d’alloggio. Certo, la differenza con le sue precedenti sortite è che a questo giro dovrebbe mettere mano al portafogli, e si sa che i comunisti sono generosi con il denaro altrui quanto avidi del proprio. Le case popolari, Salis vuole occuparle, mica pagarle. Non lo fa per sé, figurarsi per gli altri.