L'ultima follia

Femminismo, dalle quote rosa alle quote mamma: l'ideologia ghettizza proprio le donne

Massimo Sanvito

Che il sistema delle quote (quelle rosa le più invocate, soprattutto dalle finto-femministe di sinistra) precipitasse nel baratro della follia era abbastanza scontato. Quando si ragiona per imposizione e non per competenza, del resto, la discriminazione è dietro l’angolo. E quando il furore ideologico prende il sopravvento poi si fa dura arrestare l’onda. Il rischio che l’asticella venga ritoccata sempre più verso l’alto diventa concreto.

E infatti, quando lunedì sera il Consiglio comunale di Milano stava discutendo un emendamento a firma Pd che chiedeva di alzare a sette (da sei) il numero delle donne componenti della Commissione Paesaggio, una esponente di Forza Italia - Deborah Giovanati - ha preso la parola ed è riuscita ad arrivare fin dove nessuno prima d’ora si era mai spinto.

«Non vorrei essere presa con ilarità. Ma sempre più noi ascoltiamo anche intellettuali politici che si pongono la domanda: “Cos’è la donna?” Come facciamo a definire cosa è una donna? Voi riuscite, colleghi, a definirmi cos’è una donna?», ha premesso l’azzurra nel suo intervento. Per poi proseguire: «Se vogliamo approvare una modifica del regolamento io voglio la garanzia che le sette componenti siano donne. Per me l’unica certezza in questo momento è che una mamma è una donna, per cui io chiedo che le sette donne siano mamme, lì nessuno può porlo in dubbio». E poi ha ribadito: «Dato che questa maggioranza è sostenuta da persone che dicono che la distinzione tra i sessi non esiste più, voi state facendo un’operazione antiquata.
Sicuramente una mamma è una donna, allora introducete che le sette donne siano mamme».

PANDA IN VIA D’ESTINZIONE
Evidentemente non bastava trasformarsi nel Wwf per trattare le donne come panda in via d’estinzione e dare loro il contentino di una nomina imposta per genere anziché per professionalità: si è giunti persino a proporre la quota della quota. La discriminazione della discriminazione. Come se una mamma fosse più donna di una senza figli... Il vizio di ghettizzare signore e signorine sta letteralmente sfuggendo di mano.

Dobbiamo aspettarci dunque che il prossimo passo sarà quello di distinguere anche tra chi sceglie di non mettere al mondo pargoli e chi per mille motivi non può averne? E come la mettiamo con chi vuole figli ma non nel preciso momento in cui si materializzano le nomine? È una deriva pericolosa quella in atto perché allontana sempre di più il buonsenso.

«Io ho chiaramente detto che sicuramente una mamma è una donna e che è donna anche chi non è mamma. Si agitano tutti così tanto perché forse non possono più dire che solo le donne possono essere mamme? Oppure perché uso il termine mamma? Le loro dichiarazioni sono mosse tutte da furore ideologico», si è poi difesa Giovanati dalla raffica di critiche sventagliate da sinistra come gol a porta vuota.
«Medioevo», «Destra retrograda», «Peggior maschilismo».

QUESTIONI DI PRIORITÀ
Perché l’errore più grande è quello di farsi risucchiare nella spirale senza fine orchestrata da Pd e compagni, i veri responsabili dell’ingiusto e ingiustificato sistema delle quote. Le donne non hanno certo bisogno di essere valorizzate in quanto donne ma in quanto capaci, studiose ed esperte di una determinata materia. Esistono donne migliori di uomini (e uomini migliori di donne): non serve mettere in pratica forzature perché la realtà è già questa. In Italia, tra l’altro, le donne sono numericamente di più rispetto agli uomini. Ergo: non c’è bisogno di scorciatoie perché giungano a posti di vertice.

E se anche quella di Giovanati fosse stata “solo” una provocazione, nulla cambia ai fini della vicenda: nei luoghi istituzionali ci si aspetta da tutti gli eletti un comportamento congruo al luogo che hanno l’onore di rappresentare. L’animosa discussione sulle quote rosa-quote mamma - per di più se, con tutto il rispetto, si tratta della comunale Commissione Paesaggio - dovrebbe essere relegata in terzo o quart’ordine in un’aula degna del suo nome. Non certo diventare la priorità in una città, Milano, che ha una non indifferente sfilza di problematiche da risolvere ben prima di decidere quale tipologia di donna possa occuparsi di tutela del territorio dal punto di vista paesaggistico.