Il raduno

Matteo Salvini: "Open Arms è un processo politico, se condannato resto in carica"

Adriano Talenti

Questioni di casa nostra e vicende europee. Matteo Salvini incontra la stampa estera a Roma e affronta i principali temi al centro dell’agenda. Tra questi, il processo Open Arms che continua a tenere banco dopo la richiesta di 6 anni avanzata dall’accusa due settimane fa. A questo proposito, il vicepresidente del Consiglio afferma: «Una eventuale condanna non sarebbe un problema per me o preoccupante per me, sarebbe un enorme problema per l’Italia, per lo Stato di diritto, per il contrasto all'immigrazione clandestina, a livello internazionale sarebbe un precedente pericoloso». E aggiunge: «Sono convinto che la giustizia si pronuncerà in maniera sensata e serena, rimarrò in carica qualunque sia la sentenza che mi auguro di assoluzione».

Inoltre, il ministro delle infrastrutture entra nel cuore della questione: «Ritengo che sia un processo politico, istruito dalle parti politiche della sinistra e conto che un giudice indipendente arrivi a conseguenze che a me appaiono ovvie. Se non fosse così in primo grado, fortunatamente in Italia ci sono altri due gradi di giudizio. Il giorno dopo la sentenza, se sarà di assoluzione sarò in ufficio a lavorare sull'alta velocità tranquillo, fosse di condanna sarò altrettanto in ufficio a lavorare sull'alta velocità tranquillo, un po’ più incazzato, però in ogni caso in ufficio».


Un altro argomento affrontato, poi, è la cittadinanza, alla luce anche del confronto in maggioranza con la proposta di Forza Italia sullo ius scholae. «Non si sente alcuna necessità di cambiare la norma relativa al riconoscimento della cittadinanza visto che l’Italia è stato il Paese della Ue» che le concede «più di tutti», dice il ministro delle infrastrutture. Andare a cambiare la normativa, secondo Salvini, «rischia di essere un fattore di attrazione per l’immigrazione irregolare». Sguardo, poi, alle questioni di partito, con l’imminente arrivo di Pontida.

«Abbiamo fatto gli inviti per Pontida, stanno arrivando le adesioni dall’estero. Sono arrivate dall’Austria, dal Portogallo. I francesi hanno un evento nazionale la stessa domenica, 6 ottobre, a Nizza con Marine Le Pen e Jordan Bardella per cui stiamo studiando un collegamento fra i due eventi». La partnership europea della Lega rimanga a un’altra figura chiave, il Primo ministro ungherese Viktor Orban, promotore della famiglia politica dei Patrioti cui appartiene anche la Lega. Il ministro delle infrastrutture a questo proposito ha affermato: «Mi spiace che alcuni paesi e alcuni ministri boicottino la presidenza ungherese dell'Ue. È una mancanza di rispetto perché non si può far finta che l’Ungheria non sia un paese europeo e uno stato di diritto. Sono di pessimo gusto». E aggiunge: «Se un ministro, per protestare contro Orban, non va alla riunione a Budapest protesta contro la democrazia, contro gli ungheresi che lo hanno eletto. Orban non si è auto -eletto come Starmer, come Sanchez, come Scholz. Mi spiace ci sia un pregiudizio, auguro alla presidenza ungherese le migliori fortune».

Quanto alla crisi ucraina, Salvini ragiona: «Posso solo ribadire la posizione non solo mia, ma del governo italiano sul conflitto, che è sempre stato il sostegno alla difesa del popolo ucraino aggredito, sempre dicendo di no all’utilizzo in territorio russo delle armi mandate per difesa. Questa non è la posizione di Matteo Salvini, ma dell’intero governo italiano». E ancora: «Non voglio neanche lontanamente pensare all’utilizzo del nucleare in chiave bellica, anche perché sarebbe l’inizio della fine. La posizione del governo italiano penso sia abbastanza chiara: è l’auspicio della fine del conflitto nel più breve tempo possibile».