Manone e manine

Dossieraggio, oltre 200mila file scaricati da Striano e compagni: obiettivo, il centrodestra

Brunella Bolloli

Duecentomila nuovi atti scaricati, altri nomi, altri politici spiati dalla sapiente mano di Pasquale Striano. L’inchiesta è partita nel 2022 dall’esposto a Roma di Guido Crosetto dopo la pubblicazione di alcuni articoli sul quotidiano Domani, ma la procura di Perugia, che oggi indaga sul maxi scandalo dei dossieraggi che avrebbero dovuto terremotare il governo Meloni e invece non ce l’hanno fatta, ha scoperto che i numeri sono «molto più preoccupanti di quelli emersi» nei mesi scorsi. 

Si tratta di «numeri inquietanti, mostruosi», per dirla con le parole usate dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone di fronte alla commissione parlamentare Antimafia quando parlò di un «verminaio» di accessi illegali. Quel termine oggi è tanto più appropriato se si pensa che ai 40mila file scaricati in un primo momento dal finanziere Striano si aggiungono i 200mila di cui si è saputo ieri, giorno dell’udienza del tribunale del Riesame, che avrebbe dovuto decidere dell’arresto di Striano e dell’ex sostituto procuratore Antonio Laudati.

Sono loro, secondo gli inquirenti, i principali autori di questa attività di intrusione nelle banche dati del sistema analisti, sebbene la mole degli accessi effettuati, si parla di oltre diecimila al giorno, lasci intendere che forse il tenente delle Fiamme Gialle non può avere fatto tutto da solo. Ci sarebbero, dunque, degli altri “Striano” che hanno contribuito a questa attività illecita non solo tra il 2019 e il 2022? E poi c’è il giallo dei destinatari dei 240mila atti scaricati. Se infatti, secondo i pm perugini, c’è prova di alcuni trasferimenti di notizie dal finanziere ai cronisti amici, resta ignoto per ora a chi sia finita gran parte della documentazione captata da Striano nelle banche dati della Dna. A chi l’ha girata?

 

Di sicuro resta il grande interrogativo di chi siano i “mandanti” di questa operazione. E resta in sospeso anche la domanda di quale sia il movente che abbia portato uno stimato servitore dello Stato a mettere in discussione la propria carriera per fornire qualche scoop alla stampa. Domande alle quali Striano forse vuole rispondere il 12 novembre.

 

Ieri, infatti, i difensori dei due indagati illustri, Massimo Clemente per Striano e Andrea Castaldo per Laudati, hanno chiesto il rigetto dell’acquisizione ritenendo irrituale il deposito di atti integrativi d’indagine. «La procura ha depositato una mole di documenti consistente e noi come difesa ci siano opposti. Si parla di tantissimi accessi, più del doppio di quelli già contestati, credo migliaia, ma dobbiamo vedere gli atti», ha dichiarato l’avvocato Clemente all’uscita da Palazzo di giustizia, aggiungendo che valuterà la possibilità di dichiarazioni spontanee da parte del suo assistito. Striano, infatti, finora non ha parlato ai magistrati umbri né lo ha fatto Laudati. Il finanziere si è sfogato, però, sui media sostenendo di non avere fatto nulla di diverso rispetto al proprio lavoro. Gli accertamenti sui suoi conti correnti hanno dato esito negativo. Tradotto: non c’è prova che abbia percepito un compenso per avere fornito informazioni sensibili a chi voleva lui.

Però l’indagine procede. E il rischio di inquinamento probatorio ravvisato dagli inquirenti ha fatto scattare, a maggio, la richiesta dei domiciliari per Striano e il suo superiore Laudati. Richiesta poi respinta dal gip di Perugia fino all’udienza del Riesame di ieri. Che si è aperta e chiusa subito. Tutto rimandato a novembre a causa delle nuove carte per conoscere ancora meglio il funzionamento del “sistema” delle Sos di Striano.

Tra i documenti depositati da Cantone, oltre alle annotazioni del Nucleo di polizia valutaria della Finanza relative a numerosi ulteriori accessi abusivi, c’è un’annotazione trasmessa dal procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, il successore di Federico Cafiero De Raho, oggi vicepresidente M5S della commissione Antimafia. Da tali riscontri sarebbe evidente il numero spropositato degli accessi abusivi effettuati dal tenente, visto che fa fede il suo numero di matricola. In parallelo all’inchiesta di Perugia, si muove l’organismo parlamentare incaricato di audire i soggetti coinvolti. E a breve il Copasir sentirà Crosetto, che per primo ha denunciato le intrusioni ai danni del centrodestra, oltre ai vertici dell’intelligence e al sottosegretario con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano.