Dossieraggio

Appello ai presidenti delle Camere: De Raho deve deporre in Antimafia

Si mette male per quelli che potremmo chiamare i “riduzionisti”, cioè coloro che nella politica e sui media cercano da mesi di ridimensionare la portata dello scandalo del dossieraggio. Se a qualcuno parevano pochi quarantamila accessi  illegali e abusivi a banche dati che dovevano essere riservatissime (tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia), la notizia di ieri è che, secondo l’accusa, gli atti scaricati attraverso quegli accessi sarebbero addirittura duecentomila. Avete letto bene: duecentomila. Roba da Stasi, da ex Germania Est, se l’accusa fosse confermata.

Il metodo utilizzato è stato chiaramente quello della “pesca a strascico”, e cioè – una volta fissati preventivamente i bersagli da colpire, e senza che vi fossero né notizie di reato né le autorizzazioni prescritte dalla legge – raccogliere tutto il raccoglibile sulle vittime designate, magari (è da presumere e da temere) per innescare un’inchiesta giudiziaria, o per ricattarle, o per danneggiarle indirettamente, o per sputtanarle a mezzo stampa. O comunque – ecco il punto – per tenere sotto tiro, per il presente e per il futuro, la classe dirigente di centrodestra, oggetto ossessivo di questa attività letteralmente criminale. Altro che “polemica giornalistica”, a questo punto. Altro che i cinque o sei articoli pubblicati su un quotidiano (“Domani”) e derivanti – pare – da una minuscola parte di quelle informazioni. E tutto il resto? (...)

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