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Elly Schlein lancia la campagna del fango in Emilia Romagna

Michele Zaccardi

Elly Schlein visita le zone alluvionate in Emilia-Romagna. A cinque giorni dalle inondazioni che hanno colpito la regione, la segretaria dem si è fatta finalmente vedere. Ha visitato alcune famiglie a Co tignola, accompagnata dal primo cittadino e dal candidato governatore dem, il sindaco di Ravenna Michele de Pascale. Si è poi recata a Ca sola Valsenio, dove, insieme al sindaco, ha effettuato alcuni sopralluoghi sulle frane causate dalle forti piogge.

Insomma, la segretaria ha fatto la sua “passerella”. Del resto, le elezioni regionali sono vicine e la polemica con il governo sulla spesa dei fondi perla ricostruzione potrebbe aver danneggiato la corsa di de Pascale. E poi Schlein è stata, tra il 2020 e il 2022, vice-presidente dell’Emilia Romagna con delega al “Patto per il clima”: è stata lei a occuparsi del Piano pluriennale di prevenzione del dissesto idrogeologico.

Per tutti questi motivi dal Pd è partito l’ordine di scuderia: rispondere punto su punto. Reagire, dunque, a quello che al Nazareno avvertono come un assalto. Sull’alluvione, i dem si sentono accerchiati. E dunque attaccano: il governo, certo, ma anche il generale Francesco Paolo Figliuolo, colpevole di aver esautorato, per scelta di Giorgia Meloni, il commissario predestinato, l’ex governatore Pd Stefano Bonaccini. La manovra per uscire dall’assedio stretto della destra- come viene percepito - è stata delineata negli ultimi giorni e prende la forma di un opuscolo che circola nelle chat interne dei dem. Un documento articolato, non solo qualche appunto, scovato da il Tempo, e destinato a eletti e militanti del Pd per contrattaccare: 12mila battute che si snodano per 39 paragrafi con tutti gli argomenti possibili per ribaltare sul governo ogni responsabilità su ritardi, negligenze, ed eventuali errori nella gestione dell’emergenza e della ricostruzione. Ovviamente, il tutto con lo scopo di “assolvere” l’amministrazione regionale. E difendere quindi la roccaforte rossa dalle imminenti elezioni del 28 ottobre.

 

Il documento contiene dati sugli interventi realizzati (naturalmente per merito della Regione), sugli aiuti erogati a famiglie e imprese grazie alla sollecitudine dell’allora governatore Bonaccini (ora transitato al Parlamento europeo) e accuse al commissario Figliuolo e a esponenti del governo, citati per nome (come il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, o il viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami). Per dire: «Musumeci rivendica che lo Stato ha trasferito alla nostra Regione, negli anni, ben 584 milioni di euro a questo scopo. E ci chiede che fine abbiano fatto... Gli rispondiamo: quella è la cifra totale che ci è stata trasferita in 14 anni, pari cioè a 42 milioni l’anno, quando il Piano di prevenzione dell’Emilia-Romagna è di 2 miliardi di euro!».

A rispondere alle argomentazioni dei dem è stato lo stesso Bignami. Intervistato dal Secolo d’Italia, il viceministro ha messo in fila le imprecisioni del manuale distribuito dal Pd, ricordando che «Schlein era vicepresidente con delega al “Patto del clima” e alla transizione ecologica, firmava delibera in cui si parlava di territorio fragile, ma in due anni e mezzo non ha fatto nulla».

 

Nel testo, per esempio, si legge anche che «la stragrande maggioranza delle famiglie alluvionate ha ricevuto come unico contributo quello assegnato in via speditiva da Bonaccini, in accordo con la Protezione civile, di 5 mila euro». Per Bignami si tratta di una bufala: «I 5mila euro sono fondi stanziati dalla Protezione civile nazionale, quindi dal ministero di Musumeci». Ma il problema principale, agli occhi del Pd, è la scelta di Palazzo Chigi di «concentrare i poteri della ricostruzione a Roma». Decisione che al Nazareno vivono come un sopruso. «È paradossale e vergognoso che dopo aver compiuto questa scelta, contro tutto e tutti, oggi il governo e gli esponenti della destra tentino di scaricare le responsabilità e i problemi sul territorio e sugli amministratori locali» si legge nel documento. Propaganda legittima, insomma, ma pur sempre propaganda.

Perché i numeri del generale Figliuolo testimoniano lo sforzo fatto dal governo e dalla struttura commissariale da lui guidata per intervenire con tempestività. Si pensi non solo agli 1,6 miliardi già stanziati per la ricostruzione di argini, ponti e strade, a cui aggiungere un altro miliardo in arrivo entro la fine del mese, ma anche ai ristori destinati ai privati. Al 18 settembre le domande presentate dai richiedenti il contributo sono 1.994, delle quali 1.047 (886 famiglie e 161 imprese) concluse positivamente (il 53% delle pratiche) per importi concessi pari a 30,1 milioni di euro, metà dei quali già erogati come anticipo.

Le restanti 947 domande sono in fase di istruttoria, mentre altre 1.575 sono in fase di compilazione. Il numero totale dei potenziali richiedenti arriva dunque a quota a 3.569. Risorse che si aggiungono ai 105 milioni di euro di contributo di immediato sostegno già erogati a 24mila famiglie. E questo senza contare i 20 milioni di euro per le urgenze messi sul piatto due giorni dopo l’alluvione di giovedì scorso da Palazzo Chigi. Con l’impegno di stanziare ulteriori fondi.