Ecco la sinistra

Giuseppe Conte, le sconcertanti parole sulla strage di Hamas: choc ad Assisi

Alessandro Gonzato

Conte dice che la strage del 7 ottobre «è stato un odioso blitz». Sgradevole dunque. Detestabile, al limite. Ecco, da non rifare. Nulla, comunque, confronto al «cri-mi-ne di Stato» di Israele. Conte lo scandisce bene, come il suo famigerato «gra-tu-i-ta-men-te» riferito al “Superbonus” costato più di 150 miliardi alle casse dello Stato. Nell’odioso blitz sono stati trucidati 364 civili israeliani, ci sono stati rapimenti, innocenti sono finiti ostaggio nella striscia di Gaza. Ci sono stati decine di stupri. Un «odioso blitz». Per Conte è «una delle pagine più ignobili dal dopoguerra», ma il riferimento è sempre a Gerusalemme.

IL “ROSSO”
Il presidente dei 5Stelle parla in conferenza stampa, prima della “Marcia per la Pace” di Assisi. Dallo stesso pulpito, ma prima, il Nicola Fratoianni segretario di Sinistra Italiana – il quale assieme al sodale Angelo Bonelli ha lanciato in politica Aboubakar Soumahoro e Ilaria Salis – Fratoianni dicevamo se n’è uscito così: «Si riconosca lo Stato di Palestina. E i putinisti stanno tutti a Palazzo Chigi, Putin è amico delle destre. Quando mi hanno dato del putinista mi è venuto da ridere». È successo quando Fratoianni ha gridato contro l’invio di armi all’Ucraina. Vladimir Putin, solo per ricordarne alcuni, aveva stretto la mano a Massimo D’Alema, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte, Enrico Letta e Luigi Di Maio, e quest’ultimo aveva dichiarato che la Russia era un Paese del Mediterraneo. Tutti avevano posato sorridenti, ma non per la castroneria di Giggino. Torniamo a ieri.

 

 

 

Fratoianni si è scagliato contro la Nato, l’Alleanza Atlantica da cui per lui l’Italia deve uscire. Quindi un appello a Pd e 5Stelle: «Non mi interessa piantare la bandierina del primo arrivato»- sarebbe una notizia - «del più pacifista. Urge un’iniziativa per fermare la barbarie». Il “campo largo” è dilaniato: Conte è contro l’invio di qualsiasi arma sul fronte russo-ucraino e vorrebbe dissuadere Hamas a parole. Elly invece, che da Assisi si tiene alla larga e chissà come mai, prova a guidare un partito che dal parlamento europeo, sugli armamenti a Kiev, è appena uscito a brandelli. Riassumiamo: Picierno e Gualmini hanno votato in un modo; Benifei, Corrado, Decaro, Laureti, Ricci, Ruotolo, Zan e Zingaretti in un altro; Cecilia Strada in un altro ancora; Lucia Annunziata si è astenuta e ha votato “sì” alla risoluzione, poi ha rettificato la sua astensione precisando la sua contrarietà al “paragrafo 8”, ma non alla risoluzione che lo contiene; Taquinio è andato nel pallone per “ragioni tecniche”; Gori aveva altri “impegni istituzionali”, e vien da chiedersi cosa ci fosse di più importante; Nardella non c’era. È su queste basi che i partiti di sinistra studiano come creare “l’intergruppo dei parlamentari pacifisti”, e se lo scenario internazionale non fosse così grave ci sarebbe da ridere. Intanto l’eurodem Ricci sui social scrive che è per «un pacifismo pragmatico».

 

 

 

A SENSO UNICO
Alla “Marcia” arriva il messaggio della dem Laura Boldrini: «Oggi sono lì col cuore, non posso partecipare per un problema al ginocchio. Davanti all’immobilismo dei governi per quello che succede in Medio Oriente bisogna ribadire le ragioni della pace, è urgente». Per un istante pare che l’appello abbia sensibilizzato gli islamisti e placato lo zar russo.

 

 

 

Ma è un’illusione. Nel ritrovo umbro dei capi della sinistra le parole «fondamentalisti», «estremisti islamici» e «tagliagole» sono bandite. È però di moda dare del «criminale» a Netanyahu. Il mantra è «il genocidio del popolo palestinese». Nel frattempo la dem Marta Bonafoni, delegata della Schlein ad Assisi, informa che «il dibattito “armi sì armi no” porta solo in un vicolo cieco». È la chiarezza dem. Ad Assisi sfilano circa duemila persone tra cui anche i rappresentanti di alcune categorie sindacali: particolarmente nutrita la delegazione della Cisl. Perle strade sventolano le bandiere arcobaleno della pace ma garriscono numerose anche quelle della Palestina. È chiaro da che parte stanno, qui, politici e manifestanti.