Gli aiuti del governo
Emilia Romagna, ecco i soldi per l'alluvione che il Pd non ha usato
C’era un governatore dem, Stefano Bonaccini - da poco si è dimesso per diventare eurodeputato – che in 7 anni ha realizzato solo 12 delle 23 casse d’espansione previste per i corsi d’acqua dell’Emilia Romagna. C’è poi un aspirante presidente della Regione, Michele De Pascale, sempre del Pd e sindaco di Ravenna, che alle elezioni di novembre vuole prendere il posto di Bonaccini, occupato ad interim da Irene Priolo, a sua volta di sinistra. Il primo, dicevamo, ha realizzato la metà delle opere che servono per ridurre la portata dei fiumi e dei torrenti durante le piene: per evitare straripamenti, quando l’acqua supera il livello di guardia, le casse d’espansione vengono aperte tramite paratoie mobili. A maggio dell’anno scorso, probabilmente, le 11 mancanti avrebbero limitato molto l’inondazione, da Modena a Rimini.
De Pascale invece, dopo alcune ore in cui aveva evitato di attaccare il governo, ora lo accusa: «I 600 milioni in 14 anni citati dal ministro della Protezione Civile Nello Musumeci sono una cifra risibile per la manutenzione del territorio. Dov’è», ha chiesto De Pascale, «il piano del generale Figliuolo?». Spieghiamo: i 600 milioni (precisamente 596) sono stati erogati dai governi che si sono succeduti negli anni, centrodestra e centrosinistra. Noi però chiediamo a De Pascale perché dei 780mila euro assegnati subito per le “somme urgenze” ne abbia impiegati solo 187mila. Gli altri 593mila non servivano? C’è poi l’“ordinanza 13” che ha assegnato al Comune di Ravenna oltre 10 milioni per lavori urgenti di messa in sicurezza della rete viaria, e non risulta che sia stato impiegato un centesimo. Come mai, De Pascale? Anche a livello provinciale Ravenna è la meno virtuosa della regione: a Libero risulta che abbia speso meno della metà dei 3,2 milioni assegnati ancora per le “somme urgenze”, diversamente dalla provincia di Forlì-Cesena che ha usato tutti i 4 milioni erogati. Ci sono i fiumi che esondano e c’è un fiume di denaro inutilizzato, che il governo aveva messo a disposizione per la salvaguardia pubblica e privata. Dopo un anno e mezzo non è ancora stato speso. Non c’è fretta.
Leggi anche: Il ciclone Boris travolge l'Emilia Romagna: da Modigliana a Forlì, "peggio dell'alluvione"
Tra i piccoli Comuni il meno virtuoso è quello di Castel San Pietro Terme: su 5 milioni 200mila euro concessi dal governo per le “somme urgenze” ne ha spesi solo 380mila. C’è poi la polemica politica: il centrodestra denuncia le mancanze del Pd; e una parte della sinistra si sta scagliando contro la stessa sinistra.
Prima però Galeazzo Bignami (Fdi), viceministro delle Infrastrutture, il quale ironizza: «De Pascale ha ragione a dire che manca un vero piano contro il dissesto idrogeologico. Lo doveva realizzare la Regione e in particolare l’ex presidente Bonaccini, che è il commissario per il dissesto». Bignami entra nel dettaglio: «Dobbiamo tenere separate le vicende alluvionali del 2023, che sono fatti straordinari, rispetto alla messa in sicurezza del reticolo idrografico che è precedente. Il governo ha chiesto quattro volte di poter conoscere qual era lo stato di salute del reticolo idrografico e del dissesto del versante, cioè fiumi, argini e frane, e lo abbiamo fatto a maggio 2023, a giugno 2023, a luglio 2023 e anch’io l’ho fatto con una Pec, e non mi è mai stato risposto».
Ecco però la polemica interna al centrosinistra, e a scatenarla è un pezzo da novanta nella storia dem dell’Emilia Romagna, Simonetta Saliera, ex vicepresidente della giunta regionale di Vasco Errani e consigliere del Pd per dieci anni. Oggi Saliera è assessore ai Lavori pubblici del Comune di Pianoro, guidato da liste civiche di centrosinistra. «Di fronte all’ondata di maltempo di questi giorni», ha tuonato, «la nostra comunità è stata lasciata sola, la città metropolitana di Bologna (sindaco è il dem Matteo Lepore, ndr) non ha mandato né mezzi né uomini: la notte dell’alluvione tra mercoledì e giovedì è stata affrontata in totale solitudine dalla nostra amministrazione. C’erano il sindaco e la giunta a coordinare i lavori, oltre all’aiuto dei cittadini, dei dipendenti comunali, della Protezione civile volontaria di Pianoro. A combattere pioggia e fango c’erano solo mezzi messi a disposizione dal nostro Comune. Sono arrivati 6 vigili del fuoco senza mezzi: perché potessero essere utili», ha spiegato Saliera, «abbiamo dovuto mettergli a disposizione un trattore con autista».
Segnaliamo poi la bordata che nel 2021 Legambiente ha sparato all’assessore alla Sostenibilità ambientale, Priolo, la governatrice ad interim: «Ennesimo rinvio per il completamento delle casse di espansione del Senio. Dopo trent’anni di attesa e di promesse non c’è nemmeno un progetto esecutivo». E il Senio è nuovamente esondato. Ieri Giorgia Meloni, che ha presieduto un vertice sull’emergenza maltempo, ha assicurato che «non appena giungerà al governo la richiesta dello stato d’emergenza dalla Regione sarà convocato un Consiglio dei ministri che provvederà a stanziare 20 milioni per le prime necessità e il ripristino dei servizi essenziali». Altri fondi arriveranno dopo le ricognizioni successive all’emergenza. Che poi qualcuno li spenda, e li spenda bene, beh, è un altro conto.