Bagarre politica

Emilia Romagna, Priolo contro Meloni: "Non mi ha chiamato". Smentita a tempo record

L'Emilia Romagna in ginocchio per via delle condizioni meteorologiche di questi giorni è una delle priorità in cima alla lista della premier Giorgia Meloni, che infatti oggi, venerdì 20 settembre, come si legge in una nota di Palazzo Chigi, ha presieduto una riunione in videocollegamento con la Regione proprio sull’emergenza causata dal maltempo. Riunione a cui hanno partecipato il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il capo del dipartimento della protezione civile Fabio Ciciliano, il Commissario straordinario di governo alla ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione in Emilia, Toscana e Marche Francesco Paolo Figliuolo; e il presidente ad interim dell'Emilia Romagna Irene Priolo.

Nel frattempo la Priolo ha contestato il fatto che la premier non l'abbia chiamata: "Giorgia Meloni non mi ha chiamato", diversamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che "ringrazio per la vicinanza". Lo ha detto durante la conferenza stampa organizzata a Ravenna per fare il punto sul maltempo e le alluvioni di questi giorni nella regione. Allo stesso tempo ha chiesto di non fare polemica dopo che il centrodestra ha domandato alla Regione come abbia speso i fondi ricevuti in 10 anni. E poi si è chiesta come mai "si fa sempre dell'Emilia Romagna un caso politico"

La presidente Meloni ha smentito questo presunto disinteresse di cui ha parlato la Priolo, convocando e presiedendo una riunione con la Regione. Riunione nella quale ha ribadito la solidarietà del governo alla popolazione colpita dalle violente calamità naturali dei giorni scorsi e ha acquisito le informazioni più recenti sulla situazione degli sfollati e sull'andamento dei soccorsi. E non solo: la premier ha assicurato anche che, non appena arriverà al governo la richiesta di dichiarazione dello stato d'emergenza da parte della Regione, sarà convocato un Consiglio dei ministri che provvederà a stanziare 20 milioni di euro per far fronte alle prime necessità e per il ripristino dei servizi essenziali, e che ulteriori stanziamenti saranno resi disponibili dopo le varie ricognizioni successive.