Il legale del segretario

Open Arms, la bordata di Giulia Bongiorno contro i pm-anti Salvini: "Ci sono delle anomalie"

Dopo la richiesta di sei anni di carcere dal tribunale di Palermo in merito al processo Open Arms, la parlamentare e legale di Matteo Salvini Giulia Bongiorno è tornata a parlare del caso. "Non c'è alcuna volontà di acutizzare uno scontro con la magistratura - ha detto al termine del consiglio federale della Lega a Montecitorio -. C'è piena e assoluta fiducia nella magistratura. Confidiamo nel fatto - ha poi aggiunto - che c'è sempre e comunque la possibilità che arrivi un'attenzione maggiore alle carte e chi ha attenzione alle carte non può non concordare nel corretto operato di Salvini".

"La nave Open arms è stata assistita minuto per minuto in tutto il suo viaggio, ha avuto continua attenzione da parte delle istituzioni, coloro che non stavano bene sono scesi, c'è stata grande attenzione, nessuno è morto e nessuno si è sentito male - ha spiegato Bongiorno -. C'è stata semplicemente attesa in vista della redistribuzione. Siccome casi analoghi senza processo e senza contestazione sono esistiti e esisteranno, l'anomalia è che si è focalizzata attenzione sul singolo caso. Anche nei successivi governi ci sono state vicende assolutamente uguali che nemmeno hanno suscitato iniziative da parte di procure. Oppure, sotto governi di centrosinistra ricorderete speronamenti o altre iniziative". Quindi ha concluso: "Chi guarda alle carte, chi analizza i fatti non può che arrivare alla conclusione dell'assoluta correttezza dell'operato di Salvini e soprattutto dell'attenzione nei confronti di Open arms".

 

 

Dal canto suo, Giuseppe Santalucia - presidente dell'Associazione nazionale magistrati - è stato chiarissimo. "Buona parte della classe politica sembra manifestare insofferenza nei confronti del controllo della legalità e confonde il primato della politica con la pretesa di impunità - ha commentato Santalucia -. Noi magistrati rispettiamo la politica, ma la legge penale obbliga tutti a osservarla. Senza entrare nel merito del processo di Palermo, voglio ribadire che anche i politici sono, come tutti, soggetti alla legge penale. I magistrati italiani non si fanno turbare dal polverone di dichiarazioni che li accusano di essere politicizzati e manterranno, anche in questa occasione, autonomia e serenità di giudizio. Si attenda la sentenza e poi la si critichi pure ma - ha concluso - con argomenti e non con pregiudizi".