Migranti, giustizia e politica
Opern Arms, Salvini contro Boldrini: "Mi mandano a processo e poi vogliono le mie dimissioni"
"Nessun limite alla vergogna". Per Matteo Salvini è stato un weekend durissimo: sabato la richiesta della Procura di Palermo nel processo di Open Arms, sei anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio. Quindi l'assedio della sinistra, che per il leader della Lega ora avanza l'ipotesi "dimissioni".
E' lo stesso vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, che è imputato nelle vesti di ministro degli Interni per lo sbarco bloccato di 147 migranti nel 2019, a stigmatizzare l'atteggiamento delle opposizioni con un amareggiato post sui social.
Nella "card" c'è il volto di Laura Boldrini, ex presidente della Camera oggi deputata del Pd e tra le politiche pro-migranti più attive del Parlamento, da sempre. "Se fosse condannato sarebbe inammissibile che Salvini restasse al suo posto". Un attacco che il leghista definisce con una sola parola: "Vergogna".
"Prima mi mandano a processo e poi auspicano le mie dimissioni - riflette ancora Salvini -. A sinistra non si pongono limiti alla vergogna".
Domenica, Salvini ha ripercorso la vicenda per difendersi punto per punto dalle accuse degli inquirenti. La Ong spagnola, ricorda, "poteva attraccare subito a Malta o in Spagna, ma l'obiettivo era l'Italia". "Abbiamo fatto scendere i fragili - sottolinea ancora il vicepremier - poi è salito Richard Gere con le tv...". "Con me ministro - ha poi rivendicato - gli arrivi sono calati del 95% rispetto al Pd. Ne vado fiero: meno sbarchi significa meno morti durante i viaggi". E ribadisce: "Molte delle barche non sono omologate per i soccorsi".