Toscana
"Immobili svenduti": la Lega attacca Giani, si va alla Corte dei Conti
Se c’è stata una gestione poco chiara del patrimonio immobiliare sarà la magistratura ad accertarlo. Inevitabile, però, che sorga qualche dubbio. Perché quelle due compravendite finite nel mirino dell’opposizione di centrodestra in consiglio regionale assomigliano più a delle svendite. Quasi che Regione Toscana avesse bisogno di fare cassa. Questo mentre il governatore Eugenio Giani punta a coronare il suo sogno: costruire la torre per i nuovi uffici della Regione a Novoli. Costa 70 milioni di euro e ha mandato su tutte le furie la destra. Giovanni Galli, consigliere leghista in consiglio, la definisce «la megalomania di Giani»: «Se si possiedono immobili di prestigio o si vendono osi ristrutturano, evitando così di sperperare 70 milioni per fare una torre faraonica. C’è uno sperpero di risorse pubbliche che non ha giustificazione», denuncia a Libero Galli, annunciando un esposto alla Corte dei Conti con cui chiede di valutare eventuali profili di illegittimità odi danno erariale. Nel mirino del consigliere del Carroccio sono finite due compravendite: Villa Basilewsky e il complesso immobiliare situato tra via della Carra e via delle Porte Nuove, entrambi a Firenze. Ma andiamo con ordine. La vicenda di Villa Basilewsky dura da più di un decennio. Era il 2010 quando la Asl di Firenze cede l’antica dimora che sorge di fronte alla Fortezza da Basso alla Regione Toscana per 20 milioni di euro. Tra il 2015 e il 2016, l’allora giunta guidata dal dem Enrico Rossi decide di venderla per finanziare la sanità regionale colpita dai tagli statali. Nel 2019 la villa va all’asta per 10 milioni di euro, cifra poi rivista al ribasso a 8,45. Se la aggiudica per 9 milioni un fondo svizzero, che versa una caparra di 300mila euro. L’intenzione è quella di farci un albergo.
Ad occuparsi della ristrutturazione è la società spagnola Camuela. E qui cominciano i problemi. Perché quando esce il bando l’immobile ha destinazione direzionale, ma le norme comunali prevedono la possibilità di un cambio di destinazione verso turistico-ricettivo. Le mire dei privati vengono però frustrate nei mesi, e negli anni, successivi. Perché nel frattempo Palazzo Vecchio decide di vietare nuovi alberghi e cambi di destinazione turistici, prima solo nell’area Unesco e poi in tutta la città. Insomma, gli uffici del comune spiegano a Camuela che l’hotel non può farlo. Resta in piedi l’ipotesi di farci uno studentato, ma l’arrivo del Covid blocca tutto. Nel 2022 la società torna alla carica e insiste sull’alberghiero e sullo studentato presentando osservazioni al Piano Operativo del Comune. Osservazioni che, nella versione finale del Piano, non vengono accolte. Il fondo svizzero e Camuela sono ora in causa con la Regione: la accusano di non aver condonato due parti dell’immobile (villini Passerini e Borchi) e per questo chiedono l’annullamento dell’affare e la restituzione della caparra.
Ma la Regione si oppone. E potrebbe riaprirsi la strada di un uso pubblico del bene. Giani ha spiegato di aver dato «mandato agli uffici legali di capire se ci sono gli estremi per portare in fondo la compravendita, bloccata da un contenzioso che mi pare verta su motivi marginali, tali da farci pensare che il privato non abbia più interesse all’acquisto». Il verdetto del giudice dovrebbe arrivare tra un mese. Se la compravendita saltasse, ha annunciato Giani, «sono pronto e anzi ben disposto a utilizzare Villa Basilewsky come sede di uffici regionali». L’intenzione è quella di trasferire lì l’agenzia regionale dei centri per l’impiego. Ma più che la compravendita e i pasticci che ne sono seguiti, a far storcere il naso a Galli è il prezzo. «Per noi è incomprensibile ed inaccettabile che la Regione acquisti un immobile per 20 milioni dalla Asl nel 2010 per poi rivenderlo, dopo meno di dieci anni, alla cifra di 9 milioni» attacca il consigliere che sulla storia della dimora del diplomatico russo Aleksandr Bazilevskij ha presentato un interrogazione in Consiglio il 13 marzo scorso, senza però ricevere una risposta esaustiva. Anche perché il caso di Villa Basilewsky non è l’unico. La seconda vicenda che ha spinto Galli a presentare un esposto alla Corte dei Conti riguarda il complesso, che comprende immobili e area verde, situato in via delle Porte Nuove e in via della Carra. «Anche in questo caso il prezzo di vendita non è di mercato» spiega il consigliere. Nel 2019 la Regione decide di cedere il complesso, che ha una superficie lorda di 2.900 metri quadri, a 218mila euro e la vendita si conclude il 3 luglio per 350mila euro. Un vizio procedurale inficia però l’aggiudicazione e porta all’annullamento della gara. L’immobile viene dunque nuovamente messo all’asta per 350mila euro. La vendita si conclude il 22 dicembre 2022 per 510mila euro. Galli però ritiene quel prezzo incongruo e presenta diverse interrogazioni in consiglio regionale. «A Firenze» spiega il consigliere, «il prezzo medio al metro quadro si aggira sui 2.500-3.000 euro. È vero che va fatto un importante intervento di restauro, ma 1.000 euro al metro quadro sarebbe il minimo. Considerato che si tratta di 2.900 metri quadri, almeno 1,5-2 milioni di euro si potevano incassare. E invece il complesso è stato venduto a 510mila, con una base d’asta iniziale di 218mila. Il che significa che il prezzo inizialmente stimato dai tecnici era meno di 100 euro al metro quadro». Insomma, per il consigliere l’operazione assomiglia a una svendita. «Alle nostre interrogazioni non abbiamo ricevuto risposte chiare e per questo motivo manderemo i nostri atti e le risposte ricevute all’attenzione della Corte dei Conti» afferma Galli, «al fine di capire se il nostro patrimonio regionale sia stato alienato con competenza nelle valutazioni e nel pieno rispetto delle normative contabili».