L'intervista

Dossieraggio, l'accusa di Tommaso Foti: "Così la sinistra prova a insabbiare tutto"

Brunella Bolloli

«Anch’io sono nella lista dei soggetti dossierati da Striano e credo sia un mio diritto sapere perché».

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, finora che risposta si è dato?
«Mi pare evidente che ci sia stata un’attenzione mirata nei confronti del centrodestra, non lo diciamo noi ma le carte della procura di Perugia: confermano che gli accessi abusivi compiuti dal finanziere Pasquale Striano ad uso di giornali amici, si sono concentrati sui partiti della maggioranza mentre non hanno riguardato il centrosinistra».

Si voleva in qualche modo boicottare l’azione del governo nascente?
«Se questo era l’intento dei cosiddetti spioni direi che hanno fallito in pieno. Il governo è saldo e va avanti per la sua strada».

 

 

 

Però voi di Fdi, rispetto alla Lega, siete sembrati finora forse meno coinvolti dallo scandalo dossieraggio. È così?
«No. Ricordo che l’intera vicenda è nata da un esposto di Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia e attuale ministro della Difesa. Non smetterò mai di ringraziarlo perché grazie al lui si è aperta l’indagine che ha scoperchiato questo “verminaio” di accessi illeciti e ha fatto conoscere le modalità con cui agivano i soggetti indagati dal procuratore Cantone. Poi mi faccia dire...».

Prego.
«Il mese di agosto è come sempre caratterizzato dalla sospensione dei lavori parlamentari, le nuove carte sono appena arrivate e mercoledì (domani, ndr) la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, ha convocato l’ufficio di presidenza proprio per discutere della vicenda».

Forza Italia chiede di audire presto sia Striano che Laudati. Perché non è stato fatto prima?
«Io non siedo in commissione Antimafia, ma immagino che il motivo sia per evitare sovrapposizioni con la procura di Perugia».

A proposito di Perugia, in un’intercettazione Striano dice di sapere che il procuratore Cantone è ostacolato dai colleghi di Magistratura democratica, corrente di “sinistra” delle toghe, la stessa di Cantone. Alcuni magistrati tifano per insabbiare l’indagine?
«Lo reputo grave. Se così fosse qualcuno dovrebbe dismettere la toga. Penso che in questa storia ci siano tifosi sugli spalti che non so che giacchetta abbiano, ma che sperano che tutto si concluda in modo salomonico, come se nulla fosse accaduto. Ma io penso che il procuratore Cantone stia facendo tutto quello che c’è da fare e bisogna lasciarlo lavorare».

Serve anche una commissione parlamentare d’inchiesta che indaghi sul dossieraggio uscito dalla Dna?
«No, il magistrato ha consegnato tutti gli atti in questione alla commissione Antimafia che agisce come un organo inquirente ed è legittimata a farlo senza interferenze».

I Cinquestelle hanno appena detto: in Antimafia si torni a parlare di mafia e criminalità, non di dossier.
«Questa è bella. Guarda caso visto che i dossierati non sono loro, ma il centrodestra se ne escono con queste dichiarazioni. Due pesi e due misure, non cambiano mai».

 

 

 

Uno dei vicepresidenti della commissione Antimafia è il grillino Federico Cafiero De Raho, già a capo della procura nazionale Antimafia e antiterrorismo e quindi diretto superiore di Striano. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ne invoca le dimissioni per ragioni di opportunità. Voi di Fdi cosa dite?
«Dovrebbe essere il diretto interessato, cioè lo stesso Cafiero De Raho a valutare l’opportunità di restare al suo posto. Perché quando sono gli altri a decidere per te la mossa migliore da fare, si è già persa una parte del discorso. Lo dico per sua stessa tranquillità. Io penso che meglio di De Raho nessuno può sapere se è opportuno restare in commissione. Lui in quel periodo era al vertice della superprocura antimafia e antiterrorismo. Non è un problema di incompatibilità, ma di opportunità. Non è che se uno si astiene allora vuol dire che ammette di avere qualche responsabilità nella vicenda, ma astenersi può aiutare a sgombrare il campo da ogni equivoco».

Anche il Pd minimizza la gravità dell’inchiesta perugina e accusa il centrodestra di vedere complotti ovunque: dal caso Arianna Meloni a quello dell’ex ministro Sangiuliano.
«Non avevo dubbi. Se fossero loro i dossierati griderebbero subito al golpe, invece se lo diciamo noi allora facciamo del vittimismo. Loro possono avere le loro convinzioni, ma io sono certo che vi sia qualcosa di anomalo nella vicenda del dossieraggio, tantissime anomalie e non vorrei che oltre ad essere solo anomalie siano anche illeciti e nascondano fini politici».

Il mese di agosto è stato decisamente caldo per Fdi: si è parlato più dell’affaire Boccia-Sangiuliano che degli accessi abusivi alle banche dati?
«Sono due vicende completamente diverse. La prima è un fatto privato, che riguarda un singolo, la seconda è una vicenda di una gravità pubblica inaudita. Non le mischierei».

Cosa può fare la politica per evitare di cadere nel rischio dossieraggio?
«Io penso che sia interesse della politica tutta, di destra, sinistra e centro, non lasciare alcuna ombra e andare fino in fondo per sapere cosa c’era dietro e quali erano gli scopi di questi accessi illeciti a politici del centrodestra, oltre a vip e personaggi dello sport. Bisogna ancora individuare i mandanti di questo «verminaio». La magistratura sta lavorando, idem farà l’Antimafia. Credo ci sia ancora tanto da scoprire».