Integrazione mancata
Sangare e quella corsa a sottolineare: "Il killer è italiano"
Ma come mai questa improvvisa premura un po’ di tutti di precisare subito che l’assassino di Terno d’Isola era italiano, con l’emersione solo successiva della sua origine straniera? Intendiamoci. Buonsenso e spirito cavalleresco ci impediscono - qui a Libero - di usare un doloroso caso di cronaca nera per sostenere le nostre tesi.
Dunque, la premessa stilisticamente corretta facciamola subito per dissipare qualunque equivoco: omicidi efferati possono essere commessi sia da italiani sia da stranieri sia da cittadini di seconda generazione. E non è certo il possesso di un passaporto, o la tempistica più o meno recente dell’acquisizione della cittadinanza, a rappresentare una garanzia sulla bontà d’animo di una persona o - al contrario - sulla sua inclinazione a delinquere.
Tuttavia, un minimo di onestà intellettuale ci impone di chiedere a tutti una riflessione serena e lucida sull’atroce delitto di cui è rimasta vittima la povera Sharon Verzeni. Ammesso che il processo confermi la tesi accusatoria e che nelle prossime settimane non venga messa in discussione la confessione resa ieri dall’indagato (Moussa Sangare, italiano di seconda generazione, di origini africane, il quale ha naturalmente diritto a vedersi garantito pieno diritto di difesa), i fatti parlano chiaro: siamo in presenza di un uomo chiaramente non integrato, sbandato, che si è abbandonato a un crimine insensato e violentissimo (...)
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