Il documento
Per l'Anpi c'è un collegamento tra Fratelli d'Italia e gli stragisti
Definirlo un grande minestrone è voler essere gentili. In realtà, il manifesto dell’Anpi in cui si collegano le stragi naziste e le bombe nere a Fratelli d’Italia è l’ennesimo, stucchevole, - e gravissimo - tentativo di gettare fango sul governo di Giorgia Meloni. Siamo a Fara Gera d'Adda, nella bergamasca; qui, fra le viette del paese, si fa spazio una sede dell’Associazione nazionale partigiani. E, fuori dalla sezione, campeggia una grande bacheca in cui vengono affissi avvisi e materiale propagandistico. Ma anche alla propaganda c’è un limite che, questa volta, è stato superato di slancio.
Nel maxi volantino posizionato appena qualche giorno fa in occasione dell'anniversario dell'omicidio di massa compiuto delle truppe tedesche, il 12 agosto 1944, dal titolo «Quale strategia della tensione», si può leggere un’astrusa ricostruzione che mette in fila la strage di Sant’Anna di Stezzema - dove furono uccise 560 persone per mano dei soldati nazifascisti - gli attentati di matrice neofascista degli anni ’70 e le politiche di Fratelli d’Italia che oggi guida la Nazione.
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La tesi dei “partigiani” d’oggi è che Fdi, «erede diretta e mai rinnegata della continuità col fascismo», ponga al centro dell’agenda i temi della sicurezza e del contrasto all’immigrazione clandestina per instillare la paura nella gente. Questo sarebbe il continuo della strategia della tensione caratterizzata dalla stagione delle bombe che l’Anpi attribuisce a membri del Msi, aiutati dai servizi segreti italiani e, addirittura, da quelli americani. Così facendo si favorirebbe una svolta autoritaria che permetterebbe al partito di Meloni di governare un Paese sempre più debole e diviso. A chiudere - ciliegina sulla delirante ricostruzione - i simboli, uno affianco all’altro, del Partito Fascista Repubblicano, del Moviemento Sociale Italiano e di Fratelli d’Italia, divisi dal simbolo “+”.
L’affissione del manifesto è stato definito «un gesto ignobile e del tutto inaccettabile oltrechè preoccupante» dal capogruppo dei meloniani nel Consiglio regionale della Lombardia, Christian Garavaglia. «Non capisco con quale coraggio», ha continuato, «si osi fare tali pubbliche affermazioni, rendendosi peraltro, in tal modo, fonte stessa di tensioni e divisioni, anche in una piccola comunità». Poi l’attacco frontale all’Anpi che «almeno sulla carta, dovrebbe fare passare messaggi di pace».
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Anche il consigliere regionale bergamasco Pietro Macconi ha definito tali affermazioni «offensive, avulse dalla realta' e che richiamano eventi che nulla hanno a che fare con i giorni nostri». Il consigliere, leggendo tali affermazioni, avrebbe potuto constatare come « il livore dell'Anpi di Fara Gera d'Adda nei confronti del Governo abbia superato ogni regola del confronto civile». Insomma, i rappresentanti dei fu partigiani, che non perdono occasione di presentarsi come “i buoni”, anche questa volta hanno mostrato il risentimento che caratterizza molti di loro.