Il commento
Arianna Meloni, rottura con Lollobrigida? La famiglia è tradizionale anche quando si rompe
Da che esiste il mondo l’estate è un momento difficile per le coppie, che statisticamente si separano più spesso durante la bella stagione. Ciò che un tempo appassionava i rotocalchi - li ricordo fin dall’infanzia sui tavolini dei bar, oggetto dei commenti sotto l’ombrellone, ma davvero lei non sta più con lui- oggi si è “evoluto” in speculazione politica, in mancanza di argomentazioni più serie. Secondo i commentatori della sinistra balneare quelli di destra, sostenitori della famiglia tradizionale, non dovrebbero separarsi, perché lasciarsi equivale a venir meno al patto sottoscritto davanti al Signore o almeno all’officiante civile. Se sei di destra e ti separi quantomeno sei incoerente, anzi ben di peggio, inaffidabile e poco serio.
Premesso che per chiunque sia stato sposato o abbia consolidata l’unione con un’altra persona, la rottura è sempre dolorosa, qualsiasi sia il motivo, nessuno quando pronuncia il fatidico si o mette su casa insieme pensa che un domani potrebbe non essere più così; aggiunto che la vita di coppia resta una prova difficile, la questione non c’entra con la cosiddetta famiglia tradizionale, altrimenti ne resterebbero ben poche, in percentuali risibili a sinistra come a destra. La famiglia tradizionale è comunque quella composta da un uomo e una donna che generano dei figli o li allevano anche se non sono biologicamente loro.
Pur in situazioni per così dire allargate il nucleo fondante rimane composto da due persone di sesso diverso, al maschio spetta il ruolo del padre, alla femmina quello ancor più importante della madre. In una società in cui l’aspettativa di vita si è alzata, i figli si fanno molto più tardi di un tempo per via degli studi, dell’ingresso procrastinato nel mondo del lavoro e della raggiunta solidità economica, sono rari i casi di coppie “per la vita”, perché si cambia, si gira il mondo, si incontrano altre persone, semplicemente finisce l’amore pur restando in diversi casi rapporti molto solidi, di amicizia e solidarietà soprattutto se ci sono dei figli.
Separati, divorziati, allargati restiamo fondamentalmente tradizionali quando in un nucleo familiare le figure di riferimento sono un uomo e una donna. Non sarà elegante parlare di se stessi, mi si perdonerà: sono padre di quattro figli avuti da tre donne diverse, tutte e tre sposate, la mia attuale moglie si occupa di un ragazzo che non è suo figlio ma fratello del suo bambino.
Tra i momenti più belli, ritrovare e radunare tutti alla stessa tavola, forse perché più anziano mi considero il vero e proprio pater familias in forma pur non ortodossa ma comunque tradizionale, nell’accezione contemporanea del termine che evidentemente non è rimasto ancorato ai principi del XIX secolo e si è evoluto al pari della società pur mantenendo fede ad alcuni solidi principi che hanno permesso alla specie umana di evolversi e riprodursi naturalmente.
In realtà le famiglie del terzo millennio presentano moltissime variazioni sul tema e quando i bambini (che in una famiglia restano il fine primario, altrimenti dovremmo parlare di coppia) possono crescere felici, in ambienti sereni, circondati da amore e affetto, il buon senso dice che si possono accettare anche quelle opzioni non considerate propriamente tradizionali. La coscienza personale ha più importanza della legge e delle norme, personalmente per esempio trovo un’aberrazione la maternità surrogata e penso che l’unione eterosessuale resti il più efficace modello di riferimento nella società, non mi verrebbe però mai in mente di schernire chi si separa e di sicuro attraversa un momento difficile della propria vita.
Oltre la battuta a effetto, scrivere, addirittura pensare, che se sei di destra separazioni, divorzi, figli fuori dal matrimonio sono stigmatizzabili perché contro ogni principio tradizionale, è un’emerita cretinata. La nostra tradizione, questa sì, consiste nel considerare famiglia un nucleo composto da uomo, donna e figli. Gli altri, magari non li condividiamo, ma non ci permetteremo mai di schernirli, di disprezzarli.