Nel pallone

Gualtieri, "sondaggio su Dybala". Ecco le priorità del sindaco Pd di Roma

Pietro Senaldi

Ah, la famosa classe dirigente del Pd. Che spettacolo, quando la realtà li inchioda alla loro inefficienza, i veri dem trovano sempre la soluzione. Quale? Ignorare il problema e parlare d’altro. Se poi qualcuno non se la beve e polemizza, scaricano la colpa sui sottoposti. Prendete il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Agosto è il suo mese preferito, con la città che sonnecchia e pare dare tregua agli annosi guai che la affliggono. Ma lui non ne approfitta per risolverne neppure mezzo. Divaga, la butta sullo sport, come gli antichi imperatori, ben sapendo che il calcio nella Capitale è religione; basta evocarlo e la maggior parte dei romani si dimentica di cinghiali, buche, traffico, campi rom e borseggiatori in metropolitana.

Stavolta però gli è andata male. Ha promosso un sondaggio sul sito del Campidoglio per indagare le ragioni per le quali Paolo Dybala, il fuoriclasse della Roma, ha deciso all’ultimo momento di rinunciare ai 75 milioni che gli offrivano gli arabi per restare a giocare tra i giallorossi. La bellezza della città?

 

 

 

Il buon cibo? L’amore dei romanisti? I nasoni, cioè le fontanelle pubbliche con la canna a forma di becco? Questo il poker di proposte suggerito ai tifosi dal sindaco, che invece, se ci fosse un sondaggio a contrario, rientrerebbe tra le ragioni principali per lasciare le sponde del Tevere. Naturalmente i romanisti si sono dati il merito principale della decisione del calciatore: la risposta più gettonata è quella che premia la tifoseria.

Il guaio però è che Gualtieribuon sangue piddino non mente - si è dimenticato di guardare all’altra metà del cielo. Lui è un tifoso giallorosso doc e perciò, convinto di essere nel giusto e che chi non è con lui sbaglia, non ha considerato di essere sindaco anche dei laziali. Si è scordato anche, ma d’altronde il politico lui lo fa per hobby, che il presidente dei biancoazzurri è un parlamentare del centrodestra, Claudio Lotito, peraltro anche piuttosto fumantino, che non poteva esimersi dal partire in contropiede. Ecco che è scoppiata la polemica di inizio stagione, un derby anticipato. Lotito infatti, a protezione dei suoi tifosi, ha attaccato duramente l’iniziativa: «Che idea priva di senso, penso che ai romani interessi molto di più che il Comune si occupi dei servizi erogati o della viabilità. E poi, perché non ha fatto anche un sondaggio sui giocatori della Lazio?».

A questo punto ci sono due tipi di risposta: quella del sindaco e quella vera. Il primo cittadino ha finto di cadere dalle nuvole: «È stata un’iniziativa dell’ufficio di comunicazione, che ha voluto dare un taglio ironico a una notizia di grande interesse. Io ovviamente mi occupo di ben altro, anche se il fatto che è stato raggiunto un vasto pubblico significa che abbiamo centrato l’obiettivo di promuovere i canali di comunicazione della città». Maledetti giornalisti, sempre colpa loro...

Poi c’è la risposta che il sindaco non dà: in realtà Gualtieri è il prototipo del dem capitolino, una versione solo un po’ più triste del marchese del Grillo, fedele alla massima «Mi spiace, ma io sono io e voi non siete un c...». A lui interessa la Roma gaudente, tanto i problemi in città sono sempre degli altri, mica della casta dem, terrazzatissima, colta, canterina e altolocata. Probabilmente il sondaggio è la cosa a cui più si è appassionato da inizio anno.

 

 

 

E poi, anche Lotito, ancora non lo ha capito? Il sindaco è un bon vivant, gli preme suonare la chitarra e andare a vedere la Magica. Conscio dei suoi limiti, si era creato la vita perfetta. È uno storico ma all’Europarlamento di Bruxelles era riuscito a farsi passare per un economista, tanto lì le decisioni mica le prendono i nostri politici dem. Poi, siccome quando si tratta si selezionare la classe dirigente il Pd non fa eccezione e raschia il fondo del barile, a qualcuno è venuto in mente di farlo passare per una sorta di tecnico capace ed è stato richiamato in patria come ministro dell’Economia, perfettamente in tinta, visto la fede calcistica, con il Conte versione giallorossa.
Come Mario Draghi è arrivatoa Palazzo Chigi, lo ha liquidato sostituendolo con uno che ci capiva (Daniele Franco) e il partito ha pensato di riciclarlo al Campidoglio, immaginando che tanto, peggio di Virginia Raggi, non si poteva fare.

Errore madornale: la vera impresa di Gualtieri è essere riuscito a rivalutare la grillina agli occhi dei romani, al punto di farne una sorta di leader ombra dentro M5S.
Che poi, se a qualcuno interessasse davvero saperlo, non è che Dybala è rimasto in città perché amai tonnarelli cacio e pepe e si è affezionato al Cupolone mentre Romelu Lukaku se ne va a Napoli perché preferisce la pizza e teme che, se avesse sbagliato ancora qualche goal, lo avrebbero rinchiuso a Castel Sant’Angelo. Semplicemente gli arabi, vedendo come i romani si sono fatti rifilare la sòla Gualtieri, erano convinti di riuscire a prendersi il campione argentino senza pagare il giusto alla società, forse immaginando che, oltre che sindaco in Campidoglio, l’ultrà canterino lo fosse anche nel consiglio d’amministrazione della Roma Calcio.