L'intervento
Gasparri: la nostra storia è e sarà sempre dentro il centrodestra
Caro Direttore, seguo le vostre cronache e i vostri commenti. Mentre su altre testate si coltiva l’illusione, per loro la speranza, di un centrodestra che si laceri, Libero difende, giustamente, l’unità del centrodestra, per noi un vero dogma. Partiamo dalla sostanza della proposta, non certo nuova, fatta dal segretario di Forza Italia Antonio Tajani. Concedere, su richiesta, la cittadinanza italiana a chi, di origine straniera, abbia frequentato dieci anni di scuola in Italia. Si parla di ragazzi che, avendo iniziato la scuola a 6 anni avrebbero almeno 16 anni al momento del decimo anno di studi. E poiché le elementari durano 5 anni e le medie 3, per arrivare a 10 avrebbero dovuto decidere di proseguire gli studi in un livello di istruzione superiore. Quindi una chiara scelta di “appartenenza”. Con le norme vigenti questi ragazzi potrebbero chiedere la cittadinanza a 18 anni.
Quindi nessuna rivoluzione, semmai una procedura che eviterebbe lunghe attese dopo il compimento della maggiore età. A mio avviso all’atto della domanda di cittadinanza si potrebbe dar luogo a una verifica sulla padronanza della lingua (tanto per fare un esempio in provincia di Bolzano senza il patentino che attesta la conoscenza del tedesco, i cittadini italiani non possono svolgere attività pubbliche o esercitare professioni) e sulla conoscenza dei principi di diritto e costituzionali fondamentali. Era quello a cui si riferiva il Presidente Berlusconi quando giustamente criticava chi accetta la sottomissione di donne o minori o altre follie simili.
Forse un esame del genere farebbe bene a tutti. E probabilmente qualche italiano da dieci generazioni avrebbe difficoltà a superarlo. Ciò detto come italiane, tali diventate con le leggi vigenti, preferisco persone che hanno collaborato con la mia famiglia arrivando da altri continenti piuttosto che persone come la Salis. Ovvio che Forza Italia è decisamente contraria allo jus soli, ovvero alla cittadinanza concessa per la sola nascita sul nostro territorio. Modalità che ovviamente non garantisce una scelta consapevole e accompagnata da dieci anni di studi, che garantiscono l’integrazione che tutti a parole invocano. Oltretutto lo jus soli spingerebbe molte donne straniere a venire in Italia, magari per andarsene presto avendo acquisito, senza nessuna integrazione, un diritto a futura memoria per altri. Lo jus soli è una autentica follia.
Va chiarito che già oggi, con le leggi in vigore, gli stranieri regolarmente residenti, maggiorenni o minorenni, hanno diritto alla scuola, alla sanità, a decine di doverose prestazioni. Dal 1948 la nostra Costituzione, le cui parole non furono scelte a caso, garantisce sterminati diritti alle “persone” e ne riserva solo alcuni, ad esempio il diritto di voto, ai “cittadini”. Quindi il tema va riportato a questa dimensione. Dal 1948 l’Italia riconosce in pratica tutti i diritti alle “persone” di ogni provenienza e cittadinanza entrate regolarmente nel nostro Paese e dotate di un titolo di permanenza. Per il diritto di voto anche gli italiani da 10 generazioni devono attendere i 18 anni.
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Del resto le scuole, gli ospedali, le case popolari del nostro Paese dimostrano, basta guardare, il rispetto di questi diritti sacrosanti. Insomma il dibattito dura da tempo ed affrontarlo non è certo vietato a nessuno e da nessuno. Ma, caro Direttore, circoscritto il merito di una questione, che per me viene dopo molte altre (famiglia, natalità, lavoro, sicurezza, fisco, etc) non mi sfugge la questione politica che aleggia. Al netto delle bufale, garantisco che tali sono, di un partito eterodiretto (eccellenti i nostri rapporti con i figli del Presidente Berlusconi, che da tempo guidano benissimo grandi imprese e non organizzazioni politiche) o di marce verso altri lidi, i fatti sono chiari.
Frantumando conventio ad excludendum odiose ed antiche, fu Berlusconi con Forza Italia a creare e a unire il centrodestra in Italia, mettendo intorno a un tavolo promosso da “moderati” liberali, cattolici e riformisti, la destra in trasformazione e gli autonomisti non più secessionisti. Svolta storica e irreversibile. Dopodiché non è che alcuni dettano l’agenda e altri scrivono. Chi ha più numeri ha ruoli maggiori, principio democratico ovvio. Ma la polifonia delle voci allarga il campo. Premesso che il campo è ovviamente quello del centrodestra. Del resto gli altri si uniscono e i futuri confronti elettorali saranno impegnativi. Giorni fa Carioti descriveva con numeri chiari che nel 2022 in molti collegi uninominali il centrodestra ha vinto il seggio con il 37/40 % perché gli “altri” correvano con tre candidati. Se la prossima volta ne avremo solo uno contro bisognerà cercare nuovi elettori per il centrodestra.
Attenzione poi ad un altro meccanismo. E la dico sperando che nessuno si offenda. Fratelli d’Italia ha ottenuto un grande successo, ma deve giustamente considerare la concorrenza a destra della Lega (si è alleati ma anche un po’ concorrenti in una coalizione di soggetti omogenei ma distinti). La Lega deve poi considerare presenze che le hanno portato consensi, ma anche contenuti che cercano spazio. Ma non è che chi ha posizioni più identitarie per un gioco di rimbalzi detta la linea a tutti. Forza Italia cerca spazi tra i moderati, a beneficio non solo di se stessa, ma di tutta la coalizione (andate a rileggere i numeri citati da Carioti...). Se no stiamo tutti fermi in attesa della direttiva del giorno...
Ovvio che accanto al dibattito e ai diversi ruoli dei partiti ci sono la coesione della coalizione e del governo. Abbiamo vinto e governiamo. Non dobbiamo attendere il futuro. Ho scritto troppo e non allungo dicendo che oggi grazie al centrodestra ci sono più occupati e meno disoccupati ( basterebbe già questo) e molte altre cose positive. Mentre i dibattiti proseguono, con pacatezza si spera, ricordiamoci dei nostri ottimi risultati e dei nostri doveri. Il centrodestra è l’eredità più importante che ci ha affidato il presidente Berlusconi. Una Forza Italia dinamica e protagonista non potrà che fare bene alla coalizione. Che vogliamo più larga perché vinca ancora. Ma la casa è quella che abbiamo costruito insieme ad altri e nella quale siamo entrati in tanti proprio perché qualcuno la aveva edificata.