Il vaticanista
Melloni, avvertimento per Cl: a destra non si guarda
Percapire l’idea che un certo catto- licesimo di sinistra ha della Chiesa e dei movimenti cattolici è illuminante leggere un messaggio inviato a Comunione e liberazione dal professor Alberto Melloni. Qualcuno forse lo ricorderà per le tesi ardite secondo cui Gesù sosteneva «una radicale relativizzazione della famiglia» e predicava «di odiare il padre e la madre».
Lui è uno storico della Chiesa che spesso si esercita da vaticanista, insegna all’Università di Modena e Reggio Emilia, scrive su Repubblica, Corriere della Sera, Domani e altre testate. E anche segretario della dossettiana Fondazione per le scienze religiose, che ha sede a Bologna ed ha ricevuto dal ministero dell’Università, tramite il Cnr oggi presieduto dalla lettiana Maria Chiara Carrozza, cospicui finanziamenti per un progetto di ricerca europeo sugli studi religiosi: 400mila euro ogni dodici mesi negli ultimi anni, da far invidia a molti istituti che lavorano sulle nanotecnologie e altre tecnologie di frontiera. Melloni, insomma, è uno bene inserito.
In questi giorni ha pubblicato sul web il seguente attacco a Cl: «Leggo il programma del Meeting di Rimini. Direi che, sepolto Carron, torna l’antico sogno di legarsi alla destra con temi e affari, convinti di dir così “l’incontro con Cristo”. L’altra volta finì col povero Formigoni sbattuto in cella nonostante l’età. Mi raccomando: prudenza...». La fotografia di Roberto Formigoni dietro le sbarre, come le miniature medioevali dei tormenti dell’inferno, ammonisce chi fosse tentato dal peccato.
Poche righe, ma istruttive: lì dentro c’è tutto. Iniziando dal razzismo etico di chi è convinto che l’unica parte politica con cui si possa parlare senza sporcarsi la coscienza è la sinistra, e non stupisce che un pensiero del genere arrivi proprio da quel “cattolicesimo adulto” che ci ha dato i Romano Prodi e le Rosy Bindi. Peggio ancora, però, è ciò che questo razzismo avvolge, l’“avvertimento” mascherato da fraterno consiglio: non fate certe cose, che poi finite male come quello lì, e non dite che non vi avevo avvertito.
Nel momento in cui Giorgia Meloni sostiene che è in azione «un sistema di potere che usa ogni metodo e sotterfugio pur di sconfiggere il nemico politico», il suo quasi omonimo scrive che a dare agli esponenti di destra la dignità di interlocutori si corre il pericolo di finire in carcere. Avvalorando in questo modo le preoccupazioni della premier senza nemmeno rendersene conto (o almeno così si spera: se lo ha fatto apposta è peggio).
E tutto questo succede in assenza di quello spostamento a destra che Melloni e i suoi confratelli ossessionati temono come l’avvento dell’Anticristo. Comunione e liberazione dialoga con chiunque governi, come ha sempre fatto, ospitando ministri nel suo evento di Rimini, come ogni estate. Senza un briciolo del collateralismo che due anni fa spinse Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e organizzatore del Meeting, a proclamare «noi siamo draghiani». Ad angustiare i Melloni è il fatto che la creatura di don Luigi Giussani non si sia ancora conformata al modello di Sant’Egidio. Meravigliosamente introdotti nei palazzi del potere ecclesiastico, politico e mediatico, quelli della comunità trasteverina fondata nel 1968 da Andrea Riccardi, ministro del governo Monti e due anni fa candidato della sinistra al Quirinale, quando si tratta di frammischiare fede e politica fanno fare ai ciellini la figura dei poveri dilettanti, solo che lo fanno dalla parte che non indigna.
Viste in controluce, quelle parole di Melloni rivelano tutto il fastidio che il cattolicesimo progressista prova per questa fase. La rimozione ad opera del papa del priore di Bose, Enzo Bianchi, dossettiano e creatore della Fondazione per le scienze religiose, che per Melloni è stata «una tragedia» non priva di «un tocco di crudeltà», ha iniziato a far capire a lui e a tanti altri che Bergoglio non è il pontefice modernista e rivoluzionario che a sinistra si erano immaginati, ma un personaggio assai più complesso e imprevedibile. La denuncia della «troppa frociaggine» da parte dello stesso papa e ora Comunione e liberazione che si permette di invitare ministri del governo di destra hanno tolto ulteriori certezze a chi era convinto che la Chiesa italiana, libera dall’influenza di don Camillo Ruini, fosse finalmente pronta a diventare una grande ong, terzomondista e un po’ queer. E allora si reagisce così, in modo scomposto e intimidatorio, avvertendo coloro che non si adeguano che le prigioni sono sempre aperte e travestendolo da pensiero cristiano.