L'editoriale

Arianna Meloni, l'ultima spiaggia dell'opposizione è il reato di sorellanza

Seguire il filo di Arianna e scoprire il reato di sorellanza. Non siamo a Cnosso ma a Roma, dove il dedalo della politica è una trappola sempre aperta. Arianna ha una colpa grave: è sorella di Giorgia Meloni. Fino a quando Fratelli d’Italia era all’opposizione, il suo ruolo (fa politica attiva da quando ha 17 anni) non destava l’interesse della sinistra (in redazione e altrove), ma tutto è cambiato quando Giorgia è diventata Presidente del Consiglio, da quel momento si è scatenata la caccia alla sorella, una variante del grande safari lanciato dalla sinistra contro parenti, amici, stretti collaboratori del premier.

Quando Alessandro Sallusti sul Giornale ricorda il «metodo Palamara», lo schema collaudato del tridente «giornalista -partito politico -procura» e avanza l’ipotesi che la campagna in corso abbia lo scopo di «preparare il terreno per portare la magistratura a indagare Arianna Meloni» centra il cuore del problema, quello che più volte abbiamo sollevato su Libero in questi mesi: la sinistra cercherà di rovesciare il governo «con altri mezzi». È il copione di un film già visto, durante la rivoluzione giudiziaria del 1992 lo stesso sistema (allora veniva chiamato «cortocircuito mediatico-giudiziario») portò alla fine della Prima Repubblica e poi continuò a martellare Silvio Berlusconi che aveva spezzato il disegno di portare a Palazzo Chigi i post-comunisti, allora guidati da Achille Occhetto.(...)

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