Lotta di classe aggiornata

Sinistra, le mosse per cacciare i turisti: come vogliono affondare l'Italia

Sandro Iacometti

Certo, se hai l’ombrellone riservato a Capalbio o abiti nel centro storico di Roma o Firenze, la calata estiva dei lanzichenecchi (citazione liberamente presa da Alain Elkann) che invadono spiagge e città d’arte non fa piacere. È comprensibile. Ma l’enorme fastidio che il mondo della sinistra (amministratori locali, dirigenti nazionali, movimenti ambientalisti, associazioni varie) ha per il turismo rischia di mandare all’aria il Paese. Già, perché da diversi mesi a questa parte, complice la frenata della Germania, la nostra industria va in retromarcia. E a trainare il Pil, come confermano non gli studi tarocchi della fasciosfera, ma quelli ufficiali di Istat e Bankitalia, sono i servizi, in particolare quelli relativi alle strutture ricettive.

Per carità, sappiamo che Daniela Santanché si occupa solo del Twiga e dei sui affari con Flavio Briatore, poi con tutte le grane che ha con Visibilia figuriamoci se può pensare a fare il ministro. Epperò, da quando c’è lei al dicastero, piaccia o no, il settore non è mai andato così bene.

Le stime relative all’anno 2023, dati Istat, hanno registrato i valori più elevati osservati da sempre dalle rilevazioni sul turismo: oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi presenti sul territorio nazionale. Tra il 2019 e il 2023 gli arrivi nelle strutture ricettive italiane sono cresciuti di 3 milioni di unità (+2,3% rispetto al 2019), mentre le presenze turistiche sono salite di 14,5 milioni (+3,3%). Sono circa 16 milioni gli arrivi in più rispetto al 2022 (+13,4%) e oltre 39 milioni le presenze (+9,5%). E il bello è che a fare la differenza sono proprio i visitatori che stanno sullo stomaco alla sinistra, da una parte gli stranieri (cafoni e maleducati), dall’altra chi invece degli alberghi sceglie altre sistemazioni.

 

«Dopo il periodo pandemico (2020-2022)», scrive l’Istat, «la componente estera della clientela è tornata a prevalere su quella domestica: nel 2023 il 52,4% delle presenze turistiche sono riferite a clienti non residenti in Italia». Mentre «gli arrivi e le presenze nel settore extra -alberghiero crescono del 16,9% e dell’11,0% rispetto al 2022, e presentano incrementi maggiori di quelli del settore alberghiero (+11,5% e +8,1%)».

Dati che sembrano confermati dalle recenti rilevazioni di Bankitalia, secondo cui a maggio, ultimi numeri disponibili, la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia è cresciuta del 17% a 5,23 miliardi di euro. Un record che ha consentito di superare di gran lunga i volumi registrati nel biennio precedente.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

Ora, si può pensare che dietro al turismo ci siano speculatori e truffatori, ricconi che se la spassano e multinazionali che fatturano all’estero. In realtà, secondo un recente studio di Rome Business School su dati ovviamente ufficiali, il settore, con un giro di affari di 255 miliardi, che rappresenta il 13% del Pil. Non solo. Tra impieghi diretti, indiretti e quelli dell’indotto, il comparto dà lavoro a 3 milioni di persone. E nel 2023 la quota di assunti è stata del 25% del totale dei nuovi assunti. In pratica, un posto su quattro guadagnato in Italia è stato prodotto nel turismo.

A questo punto bisogna capire quale motivazione ci sia dietro l’allarme di overtourism, dietro le proteste degli ambientalisti, dietro la guerra ai balneari che mira, molti a sinistra sono già usciti allo scoperto, a spazzare via gli stabilimenti italiani, sostituendoli con fantastiche spiagge libere, magari con qualche chioschetto che ti vende l’acqua e il gelato, gestite dai Comuni.

Resta difficile anche capire i fucili puntati contro gli affitti brevi. Una crociata che vede i sindaci piddini di Bologna, Matteo Lepore, e di Firenze, Dario Nardella (ora all’Europarlamento) in prima fila, con divieti, tasse e vincoli che mirano a scoraggiare l’offerta ricettiva di proprietari di casa che, vivaddio, hanno deciso di trasformare i risparmi di una vita in una piccola attività imprenditoriale.

Ora, ci si può anche interrogare sulle conseguenze di una forte crescita dei flussi turistici, si può ragionare sulle politiche abitative e sulla tutela del territorio. Ma con l’industria che annaspa, la crescita che, sebbene più elevata delle migliori economie europee, si muove sugli zero virgola e il patto di stabilità alle porte, ha un qualche senso mettersi a combattere l’unico settore italiano che va a gonfie vele?

Difficile trovare spiegazioni che non siano culturali e ideologiche (la sinistra radical-chic da sempre odia il turismo di massa) o addirittura politiche (muoia Sansone con tutti i filistei). La fortuna è che, malgrado le barricate create da piddini, verdi e cespugli vari, per ora i turisti in Italia ci sono lo stesso. Siano benedetti. © RIPRODUZIONE RISERVATA.