Che ipocrisie

Procida, l'isola caccia il Duce dopo cento anni

Francesco Storace

Altro decisivo colpo al fascismo tornato in Italia. Con una delibera del consiglio comunale, Procida si è liberata del Duce. Benito Mussolini non è più cittadino onorario dell’Isola. Lo era dal 1924, ci hanno messo cento anni per deciderlo. Il che fa capire il clima. È trascorso tutto questo tempo e solo ora si arriva – ovviamente con un’amministrazione civica e un po’ cinica di centrosinistra ma col voto unanime dei consiglieri – ad una delibera del genere. Come a pentirsi della propria storia amministrativa.

Oppure per far bella figura con i compagni di Roma che tanto si stanno impegnando contro le camice nere della Capitale. Va detto che in questo periodo anche altre città stanno facendo la stessa cosa che ora vede protagonista l’isola campana; e al contrario ci sono pure quelle che respingono l’idea della revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini. Il tutto accade perché si usa la storia come arma politica, ci si scatena contro l’avversario politico a colpi di clava e di memoria, si è arrivati addirittura ad attribuire al governo responsabilità ereditarie in ordine allo stragismo che insanguinò l’Italia. Quasi una non notizia, dunque questa che arriva da Procida. Quel che è curioso è la stravagante motivazione.

 

 

 

Premessa: Benito Mussolini divenne cittadino onorario dell’isola nel 1924, due anni dopo la marcia su Roma e la presa del potere in Italia da parte del Partito nazionale fascista. In quel periodo, furono molti a conferire al Duce la cittadinanza onoraria, che tutt’oggi persiste in un centinaio di Comuni. Al posto di Mussolini, tuttavia, Procida ha stabilito – sempre all’unanimità – di assegnare la cittadinanza onoraria a Daniel Buren, pittore e scultore francese amante dell’isola a cui ha anche dedicato un libro fotografico.

LE PRESUNTE MOTIVAZIONI

A quanto pare, a far muovere il consiglio comunale di Procida sarebbero state alcune scritte antisemite comparse sui muri dell’isola. Escludendo che a vergarle sia stato il Duce dall’oltretomba, in un impeto di coraggio centenario si è deciso che fosse «simbolico oltre che necessario ribadire la condanna a ogni forma di razzismo revocando la cittadinanza a chi ha, tra l’altro, promulgato le leggi razziali». Dice il sindaco Dino Ambrosino: «La revoca ci ricorda che dobbiamo sempre dissociarci da tutti i fenomeni che ci privano della libertà». Bene, ci sarà da esaminare anche la toponomastica comunale in tutta Italia, visto che sono davvero tante, ad esempio, le strade intitolate ai «fenomeni che ci privano della libertà». Tra quei campioni, ad esempio, Palmiro Togliatti, Lenin e persino Stalin e Tito.

Qualcuno per caso ha deciso di muoversi per cancellare simili orrori? Ma ad essere stravagante è stato anche il dibattito, così come è stato raccontato dalle testate locali: la consigliera di centrodestra Alessandra Gentile si è detta «d’accordo sul gesto simbolico», ma non «con il ribadire il concetto troppe volte perché potrebbe creare l’effetto contrario». Non si offenderà se ci scapperà un sorriso per l’affermazione. L’assessore Antonio Carannante, citando Pasolini, ha aggiunto: «Procida condanna ogni atteggiamento liberticida ma ricordo che al contempo bisogna evitare il fascismo dell’antifascismo». Diciamolo....

LA MODA DEL MOMENTO

Per parte nostra, troviamo abbastanza curiose le modalità dell’impresa, per cui si compie ora un gesto che si è omesso per decenni. Quasi a doversi infilare in una storia alla moda come quella inaugurata dalla sinistra di Elly Schlein. Ormai, è caccia agli archivi comunali e magari anche a libri non ancora strappati sulle opere del fascismo. Cioè, non ci si rassegna al racconto di una storia, con le sue luci e le sue ombre.

Ma bisogna occultarla come se fosse mai stata presente sul suolo italico. Cancellare tutto, ma non quello che riguarda la responsabilità di milioni di morti provocati dal comunismo. I nomi che abbiamo citato prima non furono passanti di quella stagione sanguinosa, ma i protagonisti assoluti. Qualcuno ci può spiegare come mai si ricomincia a scrivere una storia a senso unico? La risposta sta proprio nel momento politico. Perché ogni volta che la sinistra si ritrova in minoranza – accadde con Berlusconi, con Salvini e ora con la Meloni – c’è bisogno di evocare l’uomo nero. E non c’è nulla di più facile che recuperare una delibera di cento anni prima per revocarla. Si fa bella figura, è chic. PS: Un cittadino onorario di Procida è Patrick Zaki. A proposito di posizioni antisemite, non è il caso di rivedere tanto encomio?