Il caso Toti
Ermini si incolla alla poltrona: crisi isterica nel Pd
«Spinelli ha dichiarato ai magistrati che lui pagava tutti, perfino la Bonino. Da adesso potrà dire che ora invece paga solo il Pd, e perciò ha diritto alla revoca dei domicilia ri». La battuta a Genova circola da un paio di giorni, da quando l’imprenditore ha insediato alla presidenza del consiglio d’amministrazione della sua holding, la Spininvest, David Ermini. L’avvocato fiorentino, due legislature in Parlamento con il Pd, non è una figura qualsiasi.
Già responsabile giustizia per il partito ai tempi di Renzi, la sua nomina ha mandato nei matti il Pd ligure, e non solo per l’impopolarità del rottamatore dalle parti di Genova. Ermini approdò alla vicepresidenza del Consiglio Superiore della Magistratura grazie al suo auto-voto decisivo per il 13-11 finale su Alberto Benedetti e con l’appoggio fondamentale di Luca Palamara, l’ex capo delle toghe, poi radiato proprio quando il nuovo manager di Spinelli regnava sulle toghe. È una figura targata politicamente, e anche piuttosto discussa per come arrivò ai ruoli più alti della magistratura e per come poi non fece pulizia all’interno del Csm. Il suo incarico alla corte dell’imprenditore indagato per corruzione è vissuto con grande imbarazzo dal Pd, perché è un handicap nella prossima campagna elettorale regionale, tant’è che il centrodestra si è già buttato a pesce sulla vicenda.
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