Campi larghi
Elly Schlein frena Andrea Orlando: "Niente fughe in avanti"
Liguria sarà, per Elly Schlein, il primo scoglio del nuovo campo largo, allargato a Matteo Renzi. Non solo perché il candidato in pectore, Andrea Orlando, è uno degli esponenti dem che è sempre stato più critico nei confronti del leader di Iv (atteggiamento ricambiato). L’altro nodo ha a che fare con il comune di Genova.
Qui Italia Viva sostiene il sindaco di centrodestra Marco Bucci. E non è un dettaglio. Perché Bucci, a Genova, in questi anni, si è sempre mosso in tandem con Giovanni Toti. Dunque, incominciano a obiettare gli anti-renziani del centrosinistra, Iv non può stare con Bucci al Comune e in Regione presentarsi contro Toti, che di Bucci era il migliore alleato. A livello locale il tema è già emerso. A livello nazionale a sollevarlo, con diplomazia, è stato lo stesso Orlando: la «precondizione» per una sua candidatura, ha detto ieri a Radio Anch’io, è che la coalizione disponibile a sostenerlo «rompa con il sistema Toti-Bucci». «In Liguria», ha spiegato, «c’è un lavoro complesso da fare in poco tempo».
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Non ha nascosto, poi, che «Renzi ha espresso un giudizio non proprio lusinghiero sulla eventualità di una mia candidatura». Quindi «è necessario fare un approfondimento». Ma i due punti non negoziabili sono questi: «Una volontà chiara di rompere con un sistema che si era creato in Liguria, che metteva in discussione la dinamica democratica e che ha visto in Toti e Bucci i protagonisti» e «impedire che in Liguria si vada ad una paralisi». Da Italia Viva non si è voluto replicare e si conferma l’intenzione di correre nel campo del centrosinistra. Ma si sottolinea che «senza il centro riformista» non si vince. «Ho sempre avuto una collocazione all’opposizione di Toti», ha spiegato ieri Raffaella Paita, coordinatrice di Iv e già candidata alla Regione, «perché ci sono questioni seguite male: dalla sanità, la Liguria è la regione più anziana d’Italia e che ha le liste d’attesa più lunghe, alle molte infrastrutture bloccate. Sono questioni che porremo all’interno dell’agenda del centrosinistra, per provare a costruire una alternativa». Ma sia chiaro che «una visione schematica non basta. Se non c’è un centro riformista, con un occhio al civismo, non si vince».
Scambi che, per ora, somigliano a prove generali di possibili schermaglie. Nessuno vuole rompere. Tutti sanno che bisogna stare insieme. Ma nessuno vuole firmare cambiali in bianco, né fare da ruota di scorta. Schlein, avendo intuito il rischio che il dossier ligure si complichi, ha avuto un lungo colloquio ieri alla Camera con Orlando. «Nessuna fuga in avanti», si è raccomandata la segretaria. Al nome bisogna arrivare insieme con calma. «Ogni valutazione su programma e nomi e in questo ordine», spiegavano al Nazareno, «è demandata al tavolo della coalizione». Un tavolo che si riunirà nei prossimi giorni e che si sta verificando se vedrà coinvolte le forze locali o anche i leader. «Prima il programma», insomma, «e solo dopo il nome»