In collegamento con La7
L'aria che tira, Senaldi tombale: "Toti umiliato, ha perso lavoro, libertà e onore. Non è un Paese civile"
Si è dimesso, Giovanni Toti, e secondo molti commentatori ed esponenti del centrosinistra è stato frutto del "vuoto" intorno al governatore della Liguria, agli arresti domiciliari da quasi tre mesi perché coinvolto nella maxi-inchiesta per corruzione imbastita dai magistrati di Genova. Dietro alla scelta sofferta del presidente ci sarebbe, insomma, una delusione politica e non un motivo di "sopravvivenza" personale.
"Dissento totalmente da questa lettura", spiega Pietro Senaldi, condirettore di Libero in collegamento con L'aria che tira, su La7. Qualcuno ha tirato in ballo le parole di Alessandro Piana, vice di Toti, come causa scatenante della presunta "crisi politica" del governatore. "La cosa del vicepresidente è stata una dichiarazione improvvida alla stampa, dove ha detto 'Io personalmente sono contrario al rigassificatore', che non è un punto qualificante del programma di Toti. La Lega lo ha sempre difeso, la realtà è completamente diversa.
"La realtà -prosegue Senaldi - è che Toti è stato umiliato, ha perso il lavoro, ha perso la libertà, ha perso lo stipendio, ha perso l'onore e solo adesso può iniziare il processo. A me non sembra una cosa da Paese civile. Noi guardiamo tanto agli altri Paesi - aggiunge Senaldi con un riferimento implicito alle polemiche su Ilaria Salis e il Tribunale ungherese - ponendoci su un piedistallo quando la verità è che la nostra giustizia è spaventosa".
Capitolo tenuta della maggioranza: "E' molto semplice. La Lega l'ha sostenuto, non mi risulta che nessuno lo abbia boicottato ma certo c'era la prospettiva di rimanere un anno e tre mesi, un anno e tre mesi ancora agli arresti domiciliari. Io vorrei ricordare che la nostra Costituzione dice che una persona può essere privata della libertà solo se condannata.
L'aria che tira, guarda qui il video di Pietro Senaldi