Campo largo chi?

Alessandra Todde vieta il lavoro sotto il sole: pandemonio in Sardegna

Pietro De Leo

Ricordate quella vittoria al fotofinish, con Elly Schlein e Giuseppe Conte che si precipitano in aeroporto per non perdersi il momento? Ricordate la retorica dell’inizio di qualcosa di diverso, del campo largo che gettava il seme nel consenso degli italiani? Era febbraio e le regionali in Sardegna venivano salutate dai giornali e commentatori del milieu progressista come una sorta di inizio della fine per la maggioranza di centrodestra in Italia. Vinse una esponente del Movimento 5 Stelle, Alessandra Todde, e Conte intascò il suo jackpot politico. 

E allora, a più o meno cinque mesi dalla vittoria (che diventano quattro se consideriamo l’inizio effettivo del mandato), come vanno le cose per il “campo largo” sull’isola?
Non benissimo. Certo, la forbice è molto molto ristretta per fare bilanci, ma è ristretta pure per i distinguo e i mal di pancia. Tra alleati, almeno nel primo anno, di solito si va d’accordo. Invece, qui appena lasciati i bocchi di partenza ci son già le prime tensioni. C’è un movimento, La Base, che ha appoggiato il progetto Pd-5 Stelle. E il portavoce di questa realtà, Roberto Capelli, ha riservato parole durissime: finora, ha scritto in un post social, la Presidente della Regione «ha deluso e tradito tutte le aspettative in termini di azione politica, cambiamento del metodo e scelte di merito, ha superato il ‘mercato’ degli incarichi e delle consulenze clientelari, di tutte le passate legislature, calpestando l’impegno a suo tempo preso personalmente nel privilegiare competenza e merito». Addirittura, Capelli chiede «scusa a quanti mi hanno gratificato nel chiedermi un consiglio sul voto».

 

 

 

 

Un attacco “domestico” che fa il paio con quello dei “Progressisti”, con i quali hanno inoltrato una richiesta congiunta di vertice di maggioranza. I Progressisti hanno puntato il dito sul dossier sanità su cui «non appare ancora sufficiente il mutamento di rotta, il cambiamento nelle funzioni di responsabilità nella necessaria valorizzazione e gratificazione del personale sanitario tutto». Certo, La Base e Progressisti non sono tra le forze-traino della coalizione che guida la Sardegna, e però va ricordato che Todde, anche a causa delle divisioni nel campo di centrosinistra, vinse sul candidato di centrodestra Paolo Truzzu davvero per un’incollatura (3mila voti), dunque anche i movimenti minori sono stati fondamentali per il risultato e ora rivendicano il proprio ruolo.

Oltre al contesto politico, se si fa una panoramica sui dossier più dibattuti, non è che la situazione cambi molto. In questi giorni si discute molto della legge regionale che blocca, fino a 18 mesi, l’istallazione di nuovi impianti rinnovabili. Ieri, Alessandra Todde ha affermato: «bloccare gli impianti che hanno già avviato i lavori non è possibile. Ho detto chiaramente che la legge blocca l’avvio dei lavori e quindi blocca anche gli impianti autorizzati ma per i quali i lavori non sono ancora iniziati». La domanda che ci si pone, ora, è quanto sia grande il rischio di avere su questa legge una pioggia di ricorsi, considerando che, anche se i lavori non sono iniziati, molte imprese potrebbero già esser state ingaggiate per la realizzazione. Poi c’è un dato che si fa notare nel centrodestra, ovvero la contraddizione tra presente e passato. Qualche giorno fa, il leghista Alessandro Sorgia ha attaccato la Presidente: «omette sistematicamente di ricordare il suo ruolo del governo Draghi e il contributo che diede, da viceministra allo Sviluppo economico con deleghe all’energia, nell’approvazione del famoso decreto che oggi minaccia la Sardegna con migliaia di richiesta di installazioni di nuovi parchi eolici, fotovoltaici, eolici a mare». E poi c’è un’altra questione, su cui evidentemente alludeva il portavoce de La Base quando parlava della gestione degli incarichi. Qualche giorno fa è stata approvata la norma sulle Province, che consentirà di nominare i commissari straordinari nel periodo transitorio che servirà ad attuare la riforma del 2021. Una normativa, quella approvata dal centrosinistra, duramente attaccata dall’opposizione. «Ci saremmo aspettati che nella primissima fase di legislatura fossero affrontati temi come sanità, agricoltura, trasporti, non quello di aumentare le poltrone nelle province quando la legge già esisteva», dice a Libero il consigliere di Fratelli d’Italia Fausto Piga. «Evidentemente nel Movimento 5 Stelle anche stavolta hanno dimenticato l’apriscatole a casa», ironizza alludendo a una celebre immagine del grillismo originario.

L’amministrazione regionale è stata poi puntualissima nell’allinearsi alle altre regioni di centrosinistra, approvando la mozione sul referendum abrogativo totale sull’autonomia differenziata. Strana concezione quella del centrosinistra alla guida di una regione a statuto speciale: l’autonomia va bene per sé ma non per gli altri.
E poi c’è stata un’altra novità, negli ultimi giorni. La Presidente ha firmato un’ordinanza che vieta il lavoro, in caso di esposizione prolungata al sole, tra le 12:30 e le 16 su tutta la regione. Il divieto si riferisce al settore agricolo e florovivaistico e nei giorni di «altro pericolo». È un argomento non tabù, e quello di rimodulare l’organizzazione del lavoro sulla base delle temperature estremamente calde è un tema di cui si parla ormai da tempo. Ma la soluzione andrebbe demandata nel confronto tra sindacati e datori di lavoro, di cui la Regione potrebbe senz’altro fare da facilitatore. Emanare un atto così, “de imperio”, sembra tanto una scorciatoia, magari per strizzare l’occhio in maniera maldestra ai sindacati.