Faccia a faccia

Giorgia Meloni, il miracolo: ha civilizzato De Luca. Basta l'odore dei soldi...

Pietro Senaldi

«Piacere, sono il civile De Luca». Basta l’odore dei soldi e il governatore della Campania si trasforma dalla versione maleducata dell’imitazione che ne fa Crozza in un rispettoso damerino. Dopo aver avuto due mesi per pensarci, don Vincenzo ha deciso di rispondere in questo modo alla presidente del Consiglio, che ha rivisto ieri a Bagnoli e che, nel precedente incontro, in quel di Caivano, lo aveva fulminato con l’epocale: «Piacere, sono quella stronza della Meloni». Era la replica della premier al «Lavora tu, stronza», insulto che il governatore le aveva rivolto dai corridoi del Parlamento, quando, nel febbraio scorso, aveva portato a Roma una claque personale di decine di amministratori locali per protestare conto l’autonomia e chiedere lo sblocco dei Fondi di Sviluppo. Questioni di soldi, tanto per cambiare; solo che il presidente campano, a differenza dei colleghi delle altre Regioni, li pretendeva sulla fiducia, per la sua proverbiale simpatia e affabilità, senza presentare progetti e rendicontazioni.
Ma torniamo dal vil denaro alla lezione di stile, che è il cuore della vicenda. Allorché De Luca iniziò la rissa verbale, trattando in modo incivile il capo del governo, nonché donna, la sinistra se l’era data a gambe. Elly Schlein non aveva fatto un plissé; solidarietà femminile e difesa delle istituzioni erano diventati improvvisamente valori trascurabili in casa dem; meglio non irritare lo scontroso cacicco campano, sempre pronto a muggire come un bufalo irrequieto.

PROCESSO MEDIATICO
Ben diverse le reazioni dei progressisti a maggio, quando la Meloni ha rimesso il governatore al suo posto con un sorriso e una battuta, ammutolendolo, lui solitamente così verboso e teatrale, e costringendolo a fingere di non aver capito, per poi balbettare il giorno dopo: «La presidente ci ha voluto rivelare la sua nuova natura... ». Dagli opinionisti di sinistra partì allora un processo mediatico.

Chi disse che la premier aveva fatto una gaffe, chi la accusò di abbassare il livello delle istituzioni, chi le rimproverò di fare sempre polemica, chi addirittura di aver oscurato lo scopo della sua visita, l’inaugurazione di un centro sportivo per i bambini di quella zona devastata dalla criminalità organizzata. Solito esercizio di ribaltamento della realtà, per cui la vittima che non ci sta a farsi bullizzare viene dipinta come l’aggressore e il maramaldo rosso è difeso a spada tratta dalla combriccola dei compagni.

 

 

 

 

Tutti a dare lezioni alla Meloni su come si dovrebbe comportare un premier. Personaggi noti per usare il randello ogni volta che parlano di questo governo si dicevano indignati perché la premier aveva osato restituire pan per focaccia al ras campano. Ebbene, a distanza di due mesi i fatti dimostrano che la Meloni ha fatto benissimo. Non solo si è tolta una soddisfazione, facendo anche godere tutti quegli italiani, e sono decine di milioni, che non ne possono più delle piazzate di De Luca, ma ha centrato un obiettivo che si pensava impossibile. «Civile», come si è autodefinito, forse mai, ma civilizzato, almeno ieri, De Luca è riuscito a mostrarsi, se non altro per uno sprazzo. A riprova che l’educazione non si insegna porgendo l’altra guancia ma mettendo in imbarazzo i cafoni e facendoli sentire inadeguati, fuori posto, anche un po’ disprezzandoli e trattandoli dall’alto in basso.

In altre parole, facendo emergere la loro pochezza anche ai loro occhi. La Meloni due mesi fa ha bucato il pallone gonfiato De Luca e lui ancora è alla ricerca della pompa che possa restituirgli un tono. Forse un premier non dovrebbe essere pedagogico, ma è strano che una sinistra che brilla in moralismo e perbenismo glielo rinfacci. CoPoi certo, il governatore campano appartiene al girone degli incorreggibili. Dalle rape, si cava poco sangue. Strenuo nemico dell’autonomia e fautore del referendum dell’opposizione per demolire la riforma del governo, ieri don Vincenzo si è messo a parlare neanche fosse Luca Zaia. Il miracolo è dovuto al fatto che la Meloni ha portato a Bagnoli un miliardo e duecento milioni, che il governo ha stanziato per riqualificare l’area, inquinata e abbandonata, da trent’anni una ferita simbolo di degrado e dell’inefficienza dei poteri locali.

Ebbene, il presidente campano ha speso tutto il suo intervento a chiarire che la borsa è sua, il governo non si azzardi a mettere becco su come Regione e Comune di Napoli utilizzeranno i soldi, guai a pretendere report o risultati...Ineffabile De Luca, centralista e solidale con i soldi delle altre Regioni, su cui brama di mettere le mani, autonomista fino all’indipendentismo con il denaro che il governo gira a lui. Sempre a patto però che nessuno lo chiami a rispondere di come lo usa, perché l’autonomia che piace al presidente campano è quella che si accompagna alla totale irresponsabilità rispetto agli obiettivi da raggiungere. Giammai don Vincenzo farà come Zaia, che ha indicato le materie per le quali chiede autonomia e sulle quali promette autosufficienza senza battere cassa, accontentandosi di usare il denaro dei veneti per badare alle esigenze dei veneti. De Luca vuole l’autonomia personale, neanche della sua Regione, nel gestire il denaro dello Stato, senza competenze specifiche, che presentano il rischio che poi qualcuno ti chieda il conto di ciò che (non) hai fatto e rendono palesi sperperi ed errori.