Mister Cgil

Maurizio Landini spalanca le porte agli immigrati: "Permesso di soggirono a chi cerca lavoro"

Sandro Iacometti

Fermi tutti. Avete presente il dramma del caporalato che da decenni i governi stanno cercando con scarsi risultati di contrastare, il fenomeno dei lavoratori irregolari che dilaga in molti settori produttivi, lo sfruttamento, le paghe da fame, le condizioni disumane di lavoro? Maurizio Landini ha la soluzione. Basta chiacchiere, basta annunci e promesse. Il problema si può risolvere in poche ore. «C’è una cosa», ha spiegato dal palco della manifestazione “Fermiamo un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide” organizzata a Latina dal sindacato dopo la morte del bracciante indiano Satnam Singh, «che si può fare domattina, una cosa molto semplice: riconoscere il permesso di soggiorno a chi è in cerca di occupazione, perché questo gli darebbe il permesso di esistere».

Ecco qua. Altro che ispettori, controlli, leggi più severe, difesa dei nostri prodotti dalla concorrenza straniera sleale, lotta alla criminalità organizzata, aiuti e sostegni agli imprenditori onesti. Tutta fuffa. L’uovo di Colombo è riconoscere agli immigrati clandestini, a chiunque lo chieda, perché di questo alla fine si tratta, un bel permesso di soggiorno per metterlo in condizioni di trovare un lavoro regolare, ben pagato e comprensivo di tutte le tutele e i diritti dovuti.

 

E noi che non ci avevamo pensato prima. Tutti a scervellarsi sul contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento e la soluzione era lì, sotto gli occhi. I conti, a dire il vero, non tornano. Se, infatti, come ha ribadito ieri lo stesso leader della Cgil, i lavoratori irregolari, gli invisibili, sono circa 3 milioni mentre gli immigrati clandestini sono circa 500mila, anche ammesso che sia una buona idea rilasciare permessi di soggiorno a pioggia (ci aveva già provato nel 2020 con una maxi sanatoria la ministra Teresa Bellanova senza cambiare di una virgola la situazione) sulla base di autocertificazioni di chi è in cerca di un lavoro, cosa ne facciamo degli altri 2,5 milioni, che evidentemente sono cittadini italiani o persone che hanno comunque diritto a stare nel nostro Paese ma vengono sfruttate lo stesso?

Niente paura. Anche qui Landini ha pronto il rimedio: li assumiamo tutti. «Se fossero regolarmente contrattualizzati e pagati non significherebbe solo per loro un miglioramento della loro vita e della loro dignità ma milioni di entrate in più per il fisco e per il funzionamento della nostra società», ha detto il sindacalista. Insomma, la strada da seguire è tracciata. Diamo il permesso di soggiorno a tutti, ovviamente abolendo la Bossi-Fini che «produce clandestini», e facciamo un bel contratto ai lavoratori in nero.

Ma non è finita. Perché dal palco Landini annuncia anche l’intenzione della Cgil «di aprire una vera e propria vertenza permanente, in ogni luogo di territorio e di lavoro, per sconfiggere caporalato e sfruttamento» e di presentare «un vero e proprio esposto, per sostenere il lavoro della Procura, in cui vogliamo raccontare tutto quello che conosciamo e tutto quello che sappiamo. Perché bisogna cambiare un sistema e non bastano indagini di qualche settimana».

 

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Serve invece che tutti «alzino la testa e facciano la loro parte». Non solo chi lavora, ma «tutti quelli che hanno responsabilità politiche e pubbliche», perché «c'è un sistema di connivenza e di copertura. Se la malavita organizzata controlla ormai pezzi interi dell'economia reale, non da alcuni mesi ma da anni. Vuol dire che gli è permesso». E qui, dopo aver sparacchiato le sue soluzioni da Alice nel paese delle meraviglie contro il caporalato, Landini torna al suo vecchio amore. Che non sono i lavoratori, ma la lotta politica. Si parte dal referendum contro l’autonomia, che secondo il leader della Cgil dovrebbe poter essere votato anche dai «migranti che lavorano qui con noi», e si finisce con la solita chiassata contro la dubbia adesione ai valori democratici di chi vuole cambiare la Costituzione nata dal sacrificio di «chi ha combattuto contro il nazismo e il fascismo».

Intendiamoci, ha concluso Landini per sgombrare il campo da equivoci, «noi non stiamo facendo una battaglia di parte e neanche semplicemente una battaglia sindacale. Stiamo facendo una battaglia per l'affermazione e l'estensione della democrazia in tutto il Paese». Intanto il governo continua a muoversi sul terreno un po’ più concreto delle misure per la sicurezza sul lavoro. È previsto per martedì prossimo l’incontro coi sindacati per illustrare la bozza di decreto di attuazione della norma che dà vita alla patente a crediti per le imprese. Lo ha annunciato la ministra del Lavoro Marina Calderone al Forum in Masseria a Manduria. Con l'introduzione della patente a punti nel decreto Pnrr, «dopo 16 anni è stata attuata una norma del testo unico del 2008, tanto richiesta dalle parti sociali ma mai attuata», ha detto Calderone. Ora «siamo pronti a presentare la bozza di decreto di attuazione e nel mese di ottobre entrerà in funzione, come la lista di conformità per le aziende virtuose», ha spiegato.