Buchi nell'acqua

Landini, mossa della disperazione contro Meloni: quali firme cerca (ed entro quando)

Andrea Muzzolon

Raccolta firme o cinque Consigli regionali favorevoli. Sono queste le due strade percorribili per riuscire a indire un referendum che blocchi la riforma dell’autonomia differenziata. Il testo, approvato da entrambe le Camere, è ufficialmente legge. E, con l’entrata in vigore della riforma Calderoli, a sinistra è partita la corsa per abolirla. Questa mattina sarà la volta del segretario della Cgil Maurizio Landini che, accompagnato da Rosy Bindi e dai rappresentanti delle forze che si oppongono all’autonomia, depositerà il quesito referendario in Cassazione. Una rete di partiti e associazioni che va da Pd, Avs e M5s fino a Uil, Acli, Anpi e Arci. I promotori avranno tempo fino al 30 settembre per raccogliere 500 mila firme affinché la Corte costituzionale si pronunci sull’ammissibilità del testo proposto. Un obiettivo che, considerando la struttura e la capacità organizzativa di tutte le forze in campo, sembra più che alla portata. Se la Consulta dovesse dare parere positivo al quesito proposto da Landini e compagni, spetterà al governo convocare il referendum in una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno.

Ma l’opposizione al disegno di legge Calderoli si muove sul doppio fronte. Nel caso in cui fallisse la raccolta firme, gli italiani potrebbero comunque essere chiamati a esprimersi sull’autonomia in virtù della richiesta di cinque Consigli regionali. Guarda caso, esattamente il numero di Regioni in cui governa il campo più o meno largo. Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia guidate dai dem e la Sardegna, dove si è insediata da qualche mese la grillina Alessandra Todde. Proprio la pasionaria di Giuseppe Conte si è messa a capo delle regioni rivoltose. «Ho sentito personalmente tutti i presidenti delle altre regioni, li ho messi in contatto con il nostro segretario generale, ci sono interlocuzioni in corso con le loro avvocature e continui scambi» ha detto la pentastellata. In merito al percorso portato avanti dalla sua amministrazione ha aggiunto: «Sul quesito referendario stiamo stringendo i tempi, con l'Emilia Romagna che è più avanti; ci stiamo confrontando con il testo che loro hanno prodotto».

 

 


Proprio in Emilia la tensione è altissima. Il capogruppo della Lega Matteo Rancan ha depositato una mozione di sfiducia verso la presidente del Consioglio regionale Emma Petitti. In commissione, mentre era in discussione il testo sul referendum, avrebbe avvallato procedure irregolari e negato la convocazione della giunta per il regolamento come chiesto dal centrodestra. Il tutto con l’obiettivo di approvare la domanda contro l’autonomia in una seduta last minute appena prima delle dimissioni da governatore di Stefano Bonaccini. Dalla vicina Toscana è emersa l’iniziartiva che la cabina di regia contro la legge «Spacca Italia»- così ribattezzata- ha deciso di ampliare a tutte le assemblee guidate dalla sinistra. Si lavorerà su due proposte di referendum: una che chieda l’abolizione completa della riforma e una che vada ad abrogare i singoli commi più importanti del testo. Questo perché, secondo i promotori, «c'è il dubbio che la legge afferisca a temi tributari e di bilancio», quindi non sottoponibili a consultazione popolare secondo quanto stabilito dall'articolo 75 della Costituzione.


Tutto secondo i piani in Campania, dove la commissione affari istituzionali ha approvato la richiesta di referendum con i soli voti contrari di Lega e Fratelli d’Italia. La palla passa ora al Consiglio regionale che dovrà votare il prossimo lunedì 8 luglio. Dalla riunione tecnica fra le cinque regioni di centrosinistra è emersa la road map delle votazioni: dopo la Campania, martedì 9 toccherà all’Emilia Romagna. A seguire Toscana, Puglia e Sardegna.