Intervista

Ilaria Salis, Bonelli: "Processare chi tiene sfitte le case popolari"

Pietro Senaldi

C’è chi arriva a farsi candidare per Alleanza Verdi e Sinistra con gli stivali e chi ci arriva con le manette, ma Ilaria Salis non sarà una versione europea di Aboubakar Soumahoro. Il leader ambientalista Angelo Bonelli è convinto che la paladina delle case occupate «abbia allargato il bacino del nostro elettorato, portandoci anche i voti dei moderati e dei garantisti», ma è sicuro che l’exploit elettorale sia dovuto ad altro. «Abbiamo un programma fortemente identitario, anche divisivo: super-patrimoniale verde sui grandi capitali, lotta senza quartiere alla crisi climatica, dalla parte della causa palestinese, e ora la politica abitativa».

Onorevole lo dica, le case popolari ve le ha fatte scoprire Ilaria Salis, che avete candidato per tutt’altri motivi? 
«Non è vero, sapevamo che la nostra candidata si occupava di lotte sociali, tra le quali la questione delle case. L’ambientalismo ormai è un tema interconnesso al disagio sociale, al problema abitativo, all’utilizzo del suolo».
Sì però che piani avevate prima per l’edilizia popolare? 
«Un progetto di legge lo avevamo presentato ma non sono un tuttologo e dovrei indirizzarla verso un mio collega per maggiori dettagli».

 

 


Tra lei e l’onorevole Fratoianni però non c’è intesa sul tema occupazioni... 
«Abbiamo storie diverse ma io e Nicola andiamo d’accordo e forse questo infastidisce molti. Lo scandalo non è Ilaria Salis ma avere decine di migliaia di case pubbliche abbandonate e non assegnate».
Ma secondo occupare case come ha fatto la Salis lei è reato o no?  
«Per la legge è reato, ma mi si consente di dire che non tutti i reati hanno lo stesso peso. Io trovo più grave la corruzione».
Ilaria Salis quindi dev’essere processata e pagare i 90mila euro di affitto arretrati all’Aler, l’istituto lombardo delle case popolari? 
«Sul credito vantato dall’Aler ci sarà un approfondimento giudiziario e, se il debito di Ilaria sarà accertato, lei dovrebbe pagarlo. Per quanto riguarda l’occupazione di case: chi la fa, sa a cosa va incontro ed è pronto ad assumersene le responsabilità, anche penali».
Non a pagare l’affitto però, sembrerebbe... 
«La vicenda dei soldi che la Salis dovrebbe all’Aler è ancora tutta da chiarire. Per ora si sa solo che è stata resa nota dai giornali alla vigilia del voto e l’Aler non aveva mai preteso denaro dalla nostra europarlamentare».
Non abbiamo appena parlato di assumersi le proprie responsabilità? 
«Certo. Però attenzione, violare la legge è anche un modo di far politica, pensiamo a Marco Cappato e ai suoi viaggi in Svizzera per accompagnare chi si sottopone a eutanasia».

 

 

 


Bonelli, così lei sdogana l’illegalità? 
«La disobbedienza civile talvolta può essere utile per far progredire lo Stato; e poi occupare una casa vuota non fa danno a nessuno».
Non toglie una possibilità a chi ne avrebbe diritto? 
«Ci sono tanti di quelli alloggi sfitti...».
Che progresso c’è nell’occupare le case popolari e in che modo questo aiuta a risolvere il problema abitativo delle classi disagiate? 
«Si accende un faro. Capisco che la Salis ormai è diventata un obiettivo politico e non si parla d’altro che di lei, ma voi a Libero guardate il dito anziché la luna: il problema non è Ilaria Salis che occupa ma lo sono le decine di migliaia di case popolari non assegnate».
Noi di Libero riscontriamo che il suo partito, dalla legittimazione ideologica di chi occupa le case alla copertura politica di chi si incolla alle autostrade e blocca il traffico o getta vernice sui movimenti, flirta con comportamenti oltre la legge. 
«Sono altri i partiti, a mio avviso, ad avere problemi con la legge. Voi di Libero parlate sempre di Soumahoro e della Salis, che non hanno commesso reati, ma trascurate alcuni importanti esponenti della maggioranza condannati per corruzione o peculato».
I suoi elettori violano la legge in nome del loro personale ideale di giustizia, ma voi e il resto della sinistra, se la destra vuol cambiare le norme osservando tutte le procedure, come nel caso dell’autonomia e del premierato, gridate all’allarme democratico: non è contraddittorio? 
«Non mischi mele e pere».

 

 


Ilaria Salis è più un’idealista o una persona che vìola le leggi? 
«Parliamo anche dei problemi, non solo dei personaggi...».
Però voi avete candidato una serie di personaggi, molti dei quali per chi non vi vota sono un problema... 
«Si chiama democrazia. Comunque noi ci batteremo in Parlamento perché le nostre idee diventino legge».
E cosa avete in mente? 
«Vogliamo fare una legge che renda responsabili di danno erariale gli enti che lasciano sfitti gli alloggi popolari, determinando la crisi degli alloggi, abbandonando un bene pubblico e privando di introiti le casse dello Stato. Chi non assegna gli alloggi popolari non solo fa un danno erariale ma commette un reato contro la collettività che andrebbe perseguito».
Mi faccia capire: voi non processate chi occupa le case ma quelli che subiscono l’atto illegale, ossia gli enti che ne sono proprietari? 
«Io sono convinto che la magistratura dovrebbe occuparsi del problema di un immenso patrimonio di edilizia pubblica non sfruttato. Non può essere casuale».
E cosa c’è sotto? 
«A parte il fatto che, non affittando l’edilizia popolare, i prezzi delle case e degli affitti esplodono e si fanno gli interessi di un ristretto nucleo di persone che governano il mercato immobiliare, io ho una mia teoria sulle mancate assegnazioni, ma non la svelo a lei».
Non la scrivo, prometto... 
«Quando ci vedremo ne riparleremo».
Ma lei è a favore della costruzione di nuove case popolari? 
«Cominciamo prima a riempire quelle vuote che già ci sono. Poi cerchiamo di affittare quelle private sfitte. Vorrei evitare i drammatici piani di edilizia popolare che hanno prodotto dei ghetti mostruosi come Scampia a Napoli o lo Zen a Palermo».
E se i proprietari non volessero vendere? 
«Non li si può costringere, ma li si può allettare, magari anche fargli proposte d’acquisto».
Sento odore di esproprio... 
«No, questo non me lo farà dire. Ci sono molti modi per creare edilizia popolare a consumo zero: l’utilizzo delle aree dismesse, il recupero di immobili che lo Stato non usa più, l’implementazione del co-housing...».
La Comune no, non fa troppo anni Settanta? 
«Si fidi, indietro io non torno e non guardo. Mi lasci dare un consiglio a Giorgio Meloni».
Se proprio ci tiene, prego... 
«Mandi degli ispettori ministeriali negli enti che amministrano l’edilizia popolare a indagare perché è tutto fermo, gli alloggi non si assegnano e i palazzi degradano».