Antifascista che ama il balcone...
Ilaria Salis ora fa i comizi sul balcone: le domande imbarazzanti che le fanno
Chissà come la metterà, «l’alternativa di centrosinistra», quando dovrà cominciare a metter nero su bianco un programma che vada oltre il “no” all’autonomia, il “no” al premierato e il revival antifascismo. Considerando, infatti, la presenza al suo interno di una figura come la neo eurodeputata Ilaria Salis. L’esponente di Alleanza Verdi Sinistra, come primo gesto politico dall’elezione ha scelto la rivendicazione della prassi di occupare alloggi pubblici. Suffragata, in questo, dal suo partito. L’ha fatto con una serie di post social e l’ha fatto in un’intervista a Repubblica di ieri. «Occhi vitali velati di stanchezza», viene presentata così, nell’introduzione, la parlamentare europea. Nella foto di centro pagina appare sorridente, ritratta affacciata a un balcone, immagine quasi iconica e ricorrente in queste prime settimane di libertà (e che ha suscitato più di un’ironia sui social).
ARRETRATI
«Incontra Repubblica in un appartamento di Milano, messo a disposizione da un suo amico. Fa il caffè, si affaccia un attimo al terrazzo, guarda Milano, risponde a tutte le domande”. Il colloquio può cominciare. E va a toccare anche il suo attivismo nei movimenti per la casa. Si parla del contenzioso con l’Aler, che le chiede 90 mila euro per un casa occupata anni fa. «La famosa casa dello scandalo - dice lei - la polizia mi ha trovato lì nel 2008, quando avevo 24 anni. Oggi ne ho 40. Da allora non sono più andati a fare verifiche per vedere chi ci abitasse. Però l’Aler mi contesta lo stesso un debito di 90 mila euro», prova a schermirsi. Ma il capolavoro viene dopo, quando le viene chiesto «fin dove si può spingere la lotta alla casa senza che diventi un abuso». Risponde: «Prendiamo Milano, 12mila appartamenti popolari sfitti e 10mila nuclei familiari in lista d’attesa. I movimenti per la casa non tolgono niente a nessuno, cercano di risolvere con altre modalità un problema che le istituzioni non risolvono». Per «altre modalità», ovviamente, si intende l’occupazione illegale.
Leggi anche: Ilaria Salis, Pietro Senaldi la inchioda: "Allora ci dica dove ha abitato tutti quegli anni"
Insomma, il passaggio logico è questo: se la casa è sfitta, è legittimo occupare. Tesi alquanto sgangherata, come ha scritto ieri su Libero Daniele Capezzone, anche se si parla di un immobile pubblico. Esistono infatti delle graduatorie, e chi sta attendendo l’assegnazione non deve essere scavalcato in applicazione di una sorta di legge della giungla. Per non parlare poi, ovviamente, degli immobili privati. Insomma, da ogni lato si voglia prendere la questione, occupare è sempre un sopruso ai danni dei più deboli. Ma in certa sinistra questo non viene assorbito. Anzi. Il caso di Alleanza Verdi Sinistra è quasi un automatismo. Qualche giorno fa, il co-leader Nicola Fratoianni ha affermato: «Ilaria Salis rivendica la militanza nel movimento di lotta per il diritto alla casa? Mi ritrovo nelle battaglie per questo diritto, anche nelle occupazioni». Ieri, per esempio, il Salis pensiero veniva carezzato da Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Lombardia. «Secondo me le occupazioni nascono da situazioni molto diverse», ha detto, «C’è un racket delle occupazioni, ci sono talvolta delle organizzazioni illegali e criminali, e dall’altro ci sono magari famiglie che non hanno nessuna alternativa rispetto a occupare. Quindi bisogna davvero distinguere». E ancora: «È ovvio che non siano un modello per risolvere il problema abitativo, anzi a volte lo aggravano perché tolgono appartamenti a chi è in graduatoria», ha aggiunto Majorino, ma «sono convinto che l'onorevole Salis sia oggetto di una campagna in gran parte strumentale. Questo mi pare evidente».
SOCCORSO ROSSO
Insomma, un «ma anche» di veltroniana memoria, con un punto fermo: nessuno tocchi Ilaria Salis, che evidentemente la discesa dell’agone politico rende ancora incontestabile, nonostante predichi candidamente illegalità abitativa. E, allargando lo sguardo, arriva anche il soccorso rosso del Manifesto. Titolo del pezzo: “Occupare le case è l’unica politica abitativa che resta”. Ecco un passaggio: «Le occupazioni hanno costituito l’unico strumento con cui decine, centinaia di migliaia di famiglie hanno potuto darsi un tetto. Concretamente, le occupazioni hanno anche dato attuazione alla funzione sociale della proprietà definito dall’articolo 42 della Costituzione». Se questa è la piattaforma programmatica dell’«alternativa di sinistra», con il contorno di una patrimoniale per gli immobili che periodicamente emerge in varie proposte di legge, c’è proprio da stare allegri.