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Fabio Rampelli durissimo dopo i ballottaggi: "Sgangherata rivincita? Sinistra patetica"

"Abbiamo strappato 4 capoluoghi di provincia alla sinistra, contro i tre ottenuti dalla parte avversa": il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, volto storico di Fratelli d'Italia, smentisce la narrazione di un trionfo della sinistra ai ballottaggi delle amministrative. Intervistato da La Stampa, Rampelli ha detto: "I ballottaggi non sono mai stati terreno fertile per noi. Quindi nessuna preoccupazione". E comunque i dati non sono poi così negativi per la coalizione guidata da Giorgia Meloni: "Al centrodestra vanno 24 dei 37 comuni al voto sopra i 15 mila abitanti. A me sembra che non si potesse auspicare molto di più". 

Sulla sconfitta nei cinque capoluoghi di regione, invece, ha detto: "Sarebbe stato bello vincere ovunque, ma si sa benissimo che alle amministrative non siamo mai stati favoriti. È un campo su cui dobbiamo crescere ancora molto, particolarmente nelle città più grandi dove il centrodestra non ha ancora trovato la chiave giusta per emergere e governare bene. I numeri e la qualità del governo nazionale vanno velocemente declinati sugli enti locali che hanno il privilegio di trasformare le idee in azioni, casa per casa. C'è anche il deficit nelle zone della cosiddetta Ztl: noi siamo culturalmente interclassisti e dobbiamo saper parlare alla borghesia come alle fasce sociali più deboli".

 

 

 

Diversi i risultati raggiunti alle Europee. A tal proposito, il vicepresidente della Camera ha spiegato: "Le elezioni europee ci sono state poche settimane fa, le abbiamo stravinte. Quello è lo specchio dell'Italia, a Roma si dice: 'a chi tocca non s'ingrugna'. Se qualcuno pensa di scambiare un sostanziale pareggio alle comunali con una specie di sgangherata rivincita è patetico". Rampelli si è poi detto favorevole a un ripensamento della legge elettorale, come proposto dal presidente del Senato Ignazio La Russa: "Non si capisce perché ci debbano essere due turni, consentendo ai partiti di riscattarsi tra un turno e l'altro chiedendo posti, assessorati, e via dicendo. Gli accordi di coalizione sono giusti per chi crede nella democrazia dell'alternanza, ma devono essere fatti al primo turno, come accade nelle regioni. È anche un antidoto per evitare che i sindaci vengano eletti dal 30% degli elettori, rischiando la delegittimazione".