Ue, la lezione di Ratzinger per rifare l'Europa

Gianluigi Paragone

Mentre gli sherpa lavorano per costruire nuove alleanze o consentire allargamenti; mentre i diretti interessati lavorano silenziosamente per costruire la prossima legislatura europea, ciò che sfugge è - a parer mio - la vera lezione di queste ultime elezioni: la profonda delusione o disaffezione della maggioranza rispetto a quello che era stato narrato come un sogno; e la conseguente scelta di ripararsi, attraverso la vittoria delle destre, sotto il tetto degli Stati al fine di riequilibrare le storture della globalizzazione. Non importa se la scelta sia giusta, sia sbagliata o sia una illusione. Perché nel perimetro europeo non c’è il popolo, non ci sono le persone, gli uomini e le donne? Perché non c’è dibattito culturale e politico. Non ci sono le scienze sociali; non contano le tracce umanistiche, contano i numeri, i bilanci, il patto di stabilità... Se non si affronta questo tema, riemerge la dannazione d’origine, la 'maledizione dell’Europa'. In questi giorni mi sono ritrovato tra le mani una raccolta di scritti elaborati dall’allora papa emerito Benedetto XVI, introdotti dall’attuale pontefice Francesco. È il terzo di tre ed è titolato La vera Europa. Identità e missione, editore Cantagalli.

Nel corso della preparazione al mio Maledetta Europa mi ero riletto altri testi di Joseph Ratzinger così come avevo recuperato l’aneddoto della famosa lettera che Giovanni Paolo II scrisse a Giscard d’Estaing, allora presidente della Convenzione europea, il laboratorio che avrebbe dovuto predisporre la Costituzione europea. Nella lettera si richiamava l’importanza delle radici giudaico cristiane nel preambolo della Costituzione, questione che però il laico Giscard lesse come motivo di contrasto. Ebbene, quella lettera rimase nella tasca del nunzio apostolico: «La prego di non porgermela perché sarei costretto a rispondere», disse su per giù il politico francese. Non so se il rifiuto di marcare la nostra profonda matrice culturale - non solo in senso strettamente religioso - sia la maledizione che colpisce ancora oggi l’Europa, ma di certo possiamo dire che se non c’è una Costituzione è perché quel testo fu bocciato per via referendaria dai francesi e dagli olandesi, tra il maggio e il giugno 2005.
Da allora la parola “referendum” abbinata a “Europa” provoca svenimenti.

 

Eppure se non si torna a riflettere sull’uomo prima delle istituzioni e sulla questione culturale, nessuna missione europea avrà mai un compimento; nemmeno se si facesse la miglior riforma del patto di stabilità. Quello che continuerà a mancare è il “senso”, la profonda “idea di Europa” di cui parlava Ratzinger, in una carrellata di testi che restano attualissimi ma... orfani politicamente. “Con la legalizzazione in sedici Stati europei del “matrimonio omosessuale”, il tema matrimonio e famiglia ha assunto una nuova dimensione che non si può certo ignorare”, è scritto già nelle prime pagine del libro, quasi cogliendo l’eco dei titoloni sui diritti lgbt. “Innanzitutto mi sembra importante osservare che il concetto di “matrimonio omosessuale” è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute sino ad oggi”. Ogni pagina di questa raccolta di testi è una sfida culturale (dal rapporto con le altre religioni, islam in testa, alla centralità dell’uomo) che per coglierla necessita di politici preparati e soprattutto colti.