Volevano infangare il vertice

G7, fallito l'assalto a Giorgia Meloni e pure Macron ammette: "Nulla su cui fare polemica"

Fausto Carioti

A Borgo Egnazia si sono svolti due G7. Uno lo hanno raccontato solo certe testate italiane, convinte che l’intero vertice sia ruotato attorno all’inserimento delle parole "diritto all’aborto" nella dichiarazione finale, e che tutto il resto, al confronto, fosse irrilevante. Perla Stampa degli Elkann (ma l’elenco è lungo) la notizia del giorno, il titolone della prima pagina di ieri, era: "Aborto, Macron gela Meloni" (notare i rapporti di forza: il francese colpisce, l’italiana subisce). L’agenzia Bloomberg ha dato il proprio contributo ieri mattina, avvertendo che nel testo firmato dai leader non ci sarebbe stato, per volontà italiana, alcun riferimento alla protezione dei diritti delle persone Lgbt. Tutto funzionale a dipingere il governo di Roma isolato sul fronte dei diritti, variante dell’ossessione per il fascismo risorgente. Quando poi, in serata, è uscito il documento conclusivo, si è vista la differenza tra bufale e realtà. La polemica sull’aborto era stata costruita sull’acqua. Il testo conferma (e cita per ben sei volte) gli impegni sottoscritti nel documento finale del G7 precedente, svoltosi un anno fa a Hiroshima: lì i Sette - Meloni inclusa - si ripromisero di "affrontare l’accesso all’aborto sicuro e legale e alle cure post-aborto".

Lo stesso Emmanuel Macron, ieri sera, apprezzando il modo "serio ed efficace" con cui il vertice è stato organizzato, ha riconosciuto che "non bisogna dare troppa enfasi" a simili "disaccordi", che sono fisiologici: "Meloni è eletta dal popolo italiano, io dal popolo francese. Ognuno lavora rispettando le proprie responsabilità". E l’impegno in difesa delle persone Lgbt, come normale, è ribadito dai leader nel loro documento: "Condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali. Continueremo a promuovere e proteggere i loro diritti...". Gran parte della stampa internazionale, che non vive dell’ansia continua di delegittimare il governo Meloni, ha raccontato un G7 diverso da quello descritto da tanti media italiani. Anziché riempire pagine sulla questione dell’aborto, ha spiegato quali risultati reali sarebbero stati ottenuti, e in particolare quello che consentirà di usare i fondi i russi bloccati in Europa per finanziare la difesa dell’Ucraina.
Un traguardo inseguito da tempo, raggiunto per l’ostinazione di Meloni e della sua 'sherpa' Elisabetta Belloni.

 

 

L’inglese Financial Times dedica il titolo principale proprio a questo: "I Paesi del G7 concordano su un prestito di 50 miliardi di dollari all’Ucraina garantito da beni russi congelati". Lo statunitense Wall Street Journal si concentra invece sulla diversa salute politica dei leader seduti a quel tavolo: "I Nani del G-7 e Giorgia Meloni". È la stessa scelta fatta dalla testata online Polico.eu, specializzata in affari europei, che vede a Borgo Egnazia "Sei anatre zoppe e Meloni". Riporta il parere di Ivo Daalder, che ai tempi di Barack Obama fu ambasciatore degli Stati Uniti presso la Nato: "Ad eccezione di Meloni, i leader al vertice del G7 sono tutti piuttosto deboli. Trudeau probabilmente non vincerà le prossime elezioni. Biden ha una corsa elettorale difficile. Scholz è indebolito. Macron è indebolito. Sunak è un 'morto che cammina' e anche Kishida ha seri problemi a casa". Meloni, al contrario, nota Politico, "non riesce a smettere di vincere". Stessi titoli e stesse analisi che appaiono nelle altre edicole europee, purché non italiane. In Spagna il catalano La Vanguardia scrive che "Meloni, rafforzata dai buoni risultati ottenuti alle Europee, ha ospitato in Puglia i colleghi del G7, alcuni dei quali sulla strada di essere rimossi dal potere dal voto popolare". Per El Mundo, quotidiano di tendenza liberale, "Meloni brilla in un G-7 che inietta a Zelensky 46.000 milioni dalla Russia". Pure qui, l’inevitabile confronto: "Meloni, l’unica uscita vittoriosa dalle elezioni europee, è al centro dell’immagine, circondata da leader in situazione delicata, rimossi dalle urne o sul punto di esserlo".

Poche righe sulla questione dell’aborto, nemmeno citata nel titolo, per dire che le parole che Macron avrebbe gradito non sono state inserite nel testo per volontà di Meloni, triunfante lidera del G7. Ignora il tema dell’interruzione di gravidanza il progressista El Pais, che dà risalto all’accordo per aiutare Kiev. Storia identica in Germania. La Süddeutsche Zeitung, di area centro-sinistra, titola sull’uso dei "soldi di Putin" per assistere l’Ucraina. E anch’essa nota che "la maggior parte dei partecipanti al G7 è alla fine del proprio mandato", a differenza di Meloni, che "ha appena vinto in modo convincente le elezioni europee, che l’Italia ha visto come un plebiscito sul governo". Va dritto alla sostanza anche il conservatore Die Welt, sotto a una foto che mostra Meloni esultante: "Miliardi russi per l’assistenza all’Ucraina". Nessuna di queste testate dedica mezzo titolo ai diritti che il governo italiano avrebbe voluto ignorare, e tantomeno a un Macron che "gela" Meloni. Non ci credono nemmeno i media francesi, alle prese con il caos politico interno. Il grande smacco della premier l’hanno raccontato solo alcuni quotidiani italiani. Unici al mondo, e ci sarà un perché.