La congiuntura

G7 a Borgo Egnazia, Meloni tra sei anatre zoppe: l'Italia ha la leader più forte di tutti

Corrado Ocone

 Quello che sta per iniziare in Puglia è non solo un G7 a presidenza italiana, ma è anche un G7 in cui per la prima volta il nostro Paese ha la concreta possibilità di contare più degli altri al tavolo da gioco.

Come mai era accaduto in passato, il governo italiano in carica è l’unico saldamente al potere, trasmette fiducia e stabilità ed è stato recentemente premiato dagli elettori nonostante sia ormai al potere da due anni. Giorgia Meloni è, fra coloro che siederanno al tavolo, l’unico leader politicamente forte, non “azzoppata” e in crisi come sono un po’ tutti gli altri. Il che sembra quasi paradossale, sol se si pensi che l’Italia, sia per deficit strutturali del suo sistema politico ed economico, sia per la sua congenita instabilità, si è sempre presentata in questi consessi come l’ultima ruota del carro, lo scolaretto discolo da frenare ed educare.

 

JOE IN CRISI

In profonda crisi è, ad esempio, la leadership di Biden, il quale avrà poche carte da giocare per esercitare quella guida che il colosso americano ha sempre e giustamente preteso per sé.

Come è noto, alla vigilia di una tornata elettorale per lui molto difficile, con la zavorra di un figlio condannato per corruzione e falso, con una salute non proprio al massimo, Biden è in questo momento in discesa libera nei consensi all’interno del suo Paese. Quanto alla sua politica internazionale, essa è ormai riconosciuta da tutti come catastrofica, almeno negli esiti. I duri fatti parlano chiaro. Essi ci dicono che, nei quattro anni della sua permanenza a Capitol Hill, focolai di guerra si sono aperti in varie e strategiche zone del mondo. A cominciare da quel Medio Oriente che, con i rivoluzionari Accordi di Abramo, Donald Trump aveva iniziato a rappacificare. Israele, storico alleato degli Stati Uniti, si è trovato stretto in una morsa come mai prima era accaduto. Fallimentare è stata la politica di dare di nuovo credito a quell’Iran, che è il vero fomentatore dei conflitti in corso in quell’area del mondo.

Ad alzare la cresta, per così dire, sono stati poi soprattutto i due grandi nemici strategici degli Stati Uniti: la Russia, che ha riportato addirittura la guerra in Europa, ai confini dell’Alleanza atlantica; e la Cina, che non ha minimamente abbandonato il suo piglio assertivo, intensificando le pratiche di commercio scorrette e non rinunciando alle sue mire espansionistiche non solo su Taiwan ma su un’ampia area del Sud Est asiatico.

La ingloriosa “fuga dall’Afghanistan” ha contato non poco su questa deriva o perdita di credibilità della presidenza Biden. Anche i 3 Paesi europei che fanno parte del G7 arrivano in Puglia con leader azzoppati. L’inglese Sanak e il francese Macron, ad esempio, per uscire dal cul de sac ove si sono cacciati hanno giocato d’azzardo: hanno sciolto i rispettivi parlamenti e si sono rimessi al giudizio degli elettori. Alla vigilia di due complicatissime tornate elettorali, il loro destino è segnato, secondo i sondaggi: Sunak dovrà fare le valigie, mentre per Macron si preannuncia una quasi impossibile “coabitazione” con l’avversario storico Marine Le Pen.

 

OLAF L’AMBIGUO

Quanto al premier tedesco premier tedesco, certo non sta messo meglio. Scholz, con la sua politica ambigua e incolore, ha portato il suo partito ai minimi storici. Nessuna pretesa potrà avanzare nemmeno il leader giapponese Kishida, la cui immagine è stata recentemente offuscata dagli scandali e il cui Paese è in profonda crisi per l’andamento negativo dell’economia.

Anche il Canada, che è stata sempre storicamente l’altra “cenerentola” del G7, è in una situazione economica non certo semplice, malamente affrontata dal governo iperprogressista di Trudeau. In verità, anche sul fronte economico, l’Italia, che pure partiva dai peggiori fondamentali di tutta l’area, ha saputo dimostrare di avere una capacità di resistenza superiore a quella di altri Paesi. Il tutto condito da una gestione accorta dei conti che è stata ampiamente compresa e approvata domenica dall’elettorato. In conclusione, l’Italia è di fatto il Paese con più credibilità all’interno dei Paesi industrializzati dell’Occidente democratico. Siamo sicuri che Giorgia Meloni saprà giocarsi al meglio le sue carte, portando al centro dell’agenda quei temi che stanno a cuore alla destra al governo e che sono vitali per il nostro Paese: la politica verso l’Africa, l’immigrazione, la sicurezza, la lotta alle autocrazie, la fedeltà ai valori occidentali tradizionali. Roba da tramortire quella sinistra ideologizzata che, come al solito, arriva tardi e male agli appuntamenti della storia!