Inchiesta
Pd, indagato il sindaco di Reggio Calabria: scoppia il caso
Un «meccanismo criminale» per controllare le elezioni regionali e comunali nel 2020 a Reggio Calabria. È questo l’oggetto dell’indagine “Ducale” portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha portato all’esecuzione, da parte dei carabinieri del Ros, di 14 misure cautelari (di cui 7 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla p.g.) e all’indagine nei confronti di 22 persone tra cui il sindaco della città, Giuseppe Falcomatà, del Partito democratico. I soggetti sottoposti a restrizione sono indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. L’indagine ha documentato l’esistenza di gravi e concordanti elementi relativi alla operatività e alle attività delittuose della cosca Araniti. Falcomatà è tra gli indagati nell’inchiesta per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, ma per lui non è stata prevista alcuna misura cautelare. Sono iscritti nel registro degli indagati anche il consigliere regionale Giuseppe Neri, capogruppo di Fratelli d’Italia e un consigliere comunale del Pd, Giuseppe Francesco Sera. Tra gli arrestati c’è anche Domenico Araniti detto il «Duca» e ritenuto il vertice del clan.
L’indagine ha documentato l’esistenza di «gravi e concordanti» elementi relativi alla operatività e alle attività delittuose della cosca Araniti. Le indagini, condotte dal Ros sotto la direzione della procura della Repubblica di Reggio Calabria, si sono infatti concentrate sulla cosca «Araniti», egemone nel territorio di Sambatello, quartiere di Reggio Calabria, ed avrebbero consentito di delinearne gli assetti, le attività estorsive in danno di appalti pubblici, l’ingerenza nella conduzione della discarica di «Sambatello» attraverso l’imposizione, alle ditte di volta in volta impegnate nella gestione dell’impianto, del personale da assumere e le relazioni con le omologhe consorterie criminali attive nei territori confinanti di Diminniti e Calanna. È stato inoltre documentato lo stringente controllo esercitato sul territorio che ha portato alla limitazione dell’attività venatoria nell’area agreste della frazione.
Le investigazioni, avviate nel 2019, avrebbero inoltre permesso di acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni - presso alcuni seggi elettorali per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria (nel 2020 enel 2021) e del Consiglio comunale di Reggio Calabria (nel 2020). In particolare, uno degli indagati raggiunto da provvedimento restrittivo, legato da vincoli di parentela ad esponente apicale della cosca Araniti, con il fine di sostenere i candidati di interesse avrebbe alterato - con la complicità di scrutatori compiacenti - le operazioni di voto, procurandosi le schede elettorali di cittadini impossibilitati a votare ed esprimendo, in luogo di questi ultimi, la preferenza in favore dei candidati sostenuti. L’indagato, dopo i positivi esiti elettorali, avrebbe ottenuto dai politici eletti nomine nell’ambito di enti pubblici o come professionista esterno. «Chiarirò nelle sedi opportune, pienamente rispettoso dell’attività della magistratura, per la quale nutro piena fiducia. Chi mi conosce sa che ho sempre svolto il mio ruolo in piena onestà», si è difeso Falcomatà.
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