A bocce ferme

Forza Italia, il guizzo alle Europee? Ecco chi ha "prosciugato": come si arriva al 10%

Fausto Carioti

Che fine hanno fatto gli elettori dei Cinque Stelle? Alle Politiche del 2022 furono 4,3 milioni, che consentirono al partito di Giuseppe Conte di raggiungere il 15%. Stavolta sono stati 2,3 milioni, insufficienti a garantire la doppia cifra: la lancetta, beffarda, si è fermata al 9,99%. Dove sono andati quei due milioni di voti? Lo spiegano due studi diffusi ieri dall’istituto Swg e dall’Istituto Cattaneo, che hanno analizzato il flusso dei voti con metodi diversi, ma insieme fanno capire cosa ha prodotto il risultato che ha premiato Fdi, Pd, Forza Italia e Avs, umiliato i Cinque Stelle e condannato all’irrilevanza europea Matteo Renzi, Carlo Calenda ed Emma Bonino.

Il crollo del M5S si riassume in un numero: 40. Secondo Swg, è questa la percentuale di italiani che votarono per la lista di Conte alle elezioni politiche e stavolta sono tornati ai seggi per fare la stessa cosa. In così poco tempo, così tanti delusi. Il 35% dei grillini del 2022, lo scorso fine settimana è rimasto a casa: i Cinque Stelle sono il partito più penalizzato dall’astensione.

 

 

 

Altri di loro hanno messo la croce altrove, su simboli ritenuti più credibili. Dei 5,6 milioni di italiani che hanno votato Pd alle Europee, il 9%, e cioè circa mezzo milione, è composto proprio da transfughi pentastellati. I quali hanno contribuito pure al buon risultato del partito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. I rossoverdi stavolta hanno incassato 1,6 milioni di voti, dei quali il 13%, ossia duecentomila, sono gentile omaggio della ditta dell’avvocato di Volturara Appula.

Swg evidenzia anche la predominanza rossa tra i rimanenti elettori del movimento: il 61% di loro oggi si colloca a sinistra, nel settembre del 2022 erano il 49%.
Il resto lo spiega l’Istituto Cattaneo: la drastica caduta del M5S è «dovuta soprattutto alla perdita di consensi nelle regioni meridionali e nelle Isole, dove quasi si dimezzano». I voti del 2022 sono fluiti in larga parte verso l’astensione, con la «notevole eccezione» del comune di Bari. Nel quale, «con tutta probabilità grazie alla forza attrattiva esercitata dal sindaco uscente, Antonio Decaro, campione assoluto di preferenze nel Pd, una quota considerevole di ex elettori Cinque Stelle (circa il 67%) ha votato per il partito oggi guidato da Elly Schlein».
Anche la radiografia dei voti persi dalle formazioni “macroniane” d’ Italia, ossia Azione di Calenda e Stati uniti d’Europa(quest’ultima nata da un’intesa tra +Europa di

Bonino e Italia Viva di Renzi, che nel 2022 si era presentato alleato con Calenda), spiega molte cose. Alle Politiche la lista Azione-Iv convinse poco meno di 2,2 milioni di elettori, pari al 7,8% del totale. Di questi, secondo Swg, meno della metà (il 47%) stavolta ha votato per Renzi o per Calenda, preferendo - di poco - il primo al secondo. Molti, il 13%, hanno scelto il Pd di Elly Schlein, e un’altra quota importante di quegli elettori, pari al 10%, è andata invece a rafforzare il centrodestra. Soprattutto Forza Italia: dei 2,2 milioni di croci ottenute alle Europee dagli azzurri, il 6%, e dunque più di 130mila, è stato vergato da chi, nel 2022, aveva votato il simbolo di Azione-Iv.

Meno prevedibile il fatto che pure Fratelli d’Italia abbia raccolto una quota non piccola dei voti persi per strada dai due leader centristi. Un fenomeno, questo, che viene intercettato dall’Istituto Cattaneo. «Entrambi i partiti maggiori», dunque Pd e Fratelli d’Italia, «ma soprattutto Fdi, prendono dall’area del mai nato Terzo polo, logorato dalle sue divisioni interne». A Napoli e Parma, ad esempio, il 18% dei voti ottenuti da Fdi viene da chi, due anni fa, aveva votato per Renzi, Calenda o Bonino.

 

 

 

Il partito di Meloni e quello di Schlein si confermano realtà politiche solide: il primo, secondo i calcoli di Swg, è stato ri -votato dal 68% degli italiani che lo scelsero alle Politiche, il secondo dal 64%: sono le due forze più efficaci nel “fidelizzare” gli elettori. Stessi risultati fotografati dall’Istituto Cattaneo: per ambedue i partiti, «come era prevedibile, la parte predominante dei consensi deriva da elettori stabili, che avevano già votato per Fdi e per il Pd nel 2022». In questa elezione gli analisti bolognesi notano però «una quota superiore a quelle normalmente registrate in passato di flussi incrociati e di apporti provenienti da diversi affluenti. Con maggiore regolarità, troviamo flussi da Forza Italia e Lega verso Fdi, così come da M5S e Avs verso il Pd». Di tutte queste sigle, però, la sola ad avere un saldo negativo è quella di Conte: le altre, almeno in percentuale, hanno guadagnato voti.

 

 

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