Snodi decisivi

Giorgia Meloni, i tre "gol" in campagna elettorale: come nasce il trionfo in Europa

Il 28 per cento. Più delle politiche. Un bottino che rafforza la leadership e lancia il premier nel vertice del G7 di cui l'Italia è padrona di casa. Le elezioni Europee per Giorgia Meloni rappresentano una conferma non solo per Fratelli d'Italia ma soprattutto per l'azione di governo. E a questo punto, con i 5 Stelle allo sbando, con il Pd che fa bene ma non è ancora negli specchietti del centrodestra, bisogna sottolineare i 3 gol messi a segno dal premier in questa campagna elettorale che ha lanciato in orbita FdI. La prima rete che ha messo in ginocchio la sinistra è stato l'incontro con Vincenzo De Luca a Caivano e quel "salve presidente, sono quella stronza della Meloni". Una battuta? Non solo. Una legittima difesa davanti agli insulti ricevuti quotidianamente da ormai quasi due anni.

Una frase che quasi certamente ha compattato l'elettorato di FdI, stufo del continuo dileggio della leader di Fratelli d'Italia. Ma non finisce qui. Giorgia Meloni nel suo comizio conclusivo a piazza del Popolo ha messo in chiaro quali sono le idee del partito di governo in Europa. Parole chiare ed efficaci: "Puoi anche non interessarti dell’Europa, potrà continuare a regolamentare e essere inefficace negli scenari di crisi che abbiamo alle porte di casa o fare meno cose e farle meglio, dipende da voi. Potrà continuare a fare la bella addormentata, o investire di più sulla sicurezza anche per contare di più nelle decisioni". E ancora: "L’Ue potrà farci pagare 50-70 mila euro di tasca nostra o rispettare le specificità nazionali incentivando l’efficientamento energetico senza obblighi insostenibili. Potrà continuare a seguire le eurofollie green e condannarci a nuove dipendenze o perseguire sostenibilità ambientale, economica e sociale. Potrà occuparsi dell’immigrazione incontrollata filosofeggiando su ricollocamenti inefficaci o controllare le frontiere esterne bloccare le partenze". Insomma su immigrazione e green deal Fdi per bocca del leader ha mostrato di voler cominciare un lavoro all'interno delle istituzioni europee capace di ribaltare le convinzioni dogmatiche che dalle parti di Strasburgo hanno preso il sopravvento. In ultimo, il gol che ha sancito la "tripletta" del premier è stato certamente l'intervento a sorpresa a Tg La7 questa settimana.

 

 

La presenza del presidente del Consiglio nello studio di Mentana non era stata annunciata. E così il guizzo di Meloni che ha ascoltato e risposto alle domande del direttore Enrico Mentana ha messo a segno l'ultimo schiaffo alla sinistra che di fatto ha accusato più volte il premier di volersi sottrarre al confronto. E proprio ai microfoni di Tg La7 Meloni ha detto chiaramente di "non essere un mostro" come una certa propaganda progressista ha raccontato per mesi e mesi. Ed è proprio in quel momento, davanti alle telecamere di La7, che l'arbitro ha fischiato la fine della partita.