Caos a largo Fochetti
Repubblica, l'autore è morto 2 anni fa. Il sospetto sulla svista, rivolta in redazione
Nuove frontiere della guerra politica e mediatica, in questo caso in difesa di Israele, Come sottolinea un articolo del Messaggero, Repubblica ha arruolato uno scrittore morto per sostenere le proprie tesi.
Il quotidiano romano usa l'ironia per sottolineare la vicenda, decisamente bizzarra. "Qualcuno potrebbe aver pensato a un miracolo", dal momento che la lettera di Denis MacEoin, scomparso 2 anni fa, è stato non solo pubblicato in prima pagina ma addirittura firmato. Scelta perlomeno irrituale. Roba da smorfia napoletana, "47 morto che parla", è la battuta azzeccata del Messaggero.
"Cari studenti, Israele non è un regime", è il titolo dell'intervento postumo dello scrittore. Peccato che lo stimato studioso britannico avesse vergato quelle righe nel 2011, orma un'era geologica fa. Lontanissima, soprattutto, dalla tremenda escalation di questi mesi, dalle stragi di Hamas del 7 ottobre scorso alla sanguinosa reazione israeliana a Gaza e a Rafah, con conseguente codazzo di proteste e polemiche a livello globale.
Sul quotidiano del gruppo Gedi, controllato dalla famiglia Elkann, però, la missiva di MacEoin viene presentata come "una risposta alla mozione presentata dall'Associazione studentesca dell'Università di Edimburgo per boicottare tutto ciò che è israeliano". La morte dell'autore, però, non viene segnalata in alcun modo e dunque il lettore meno smaliziato è portato a pensare che lo studioso si riferisca proprio alle proteste degli studenti in queste settimane.
Una svista, se così si può dire, accolta male dallo stesso Comitato di redazione del quotidiano di Largo Fochetti, da tempo sul piede di guerra con il direttore Maurizio Molinari. Il sindacato interno di Repubblica definisce l'accaduto "l'ennesimo caso sconcertante" da cui "prende le distanze", una pubblicazione "voluta dalla direzione. Siamo convinti che decontestualizzando fatti e opinioni non si stia facendo un buon servizio al giornalismo".